Vitalizi regionali, gli irriducibili anti taglio: Mario Capanna tra 54 firmatari

di Redazione Blitz
Pubblicato il 13 Gennaio 2015 - 11:33 OLTRE 6 MESI FA
Vitalizi regionali, gli irriducibili anti taglio: Mario Capanna tra i 54 firmatari

Vitalizi regionali, gli irriducibili anti taglio: Mario Capanna tra i 54 firmatari

ROMA – Hanno firmato in 54 e sono quasi tutti politici di lungo, anzi lunghissimo corso. Hanno firmato in 54 perché vogliono che non si tocchi quello che loro considerano diritto acquisito e inalienabile: il vitalizio. Tra di loro spiccano nomi che in passato ad altre lotte si erano dedicati, come Mario Capanna, una vita fa leader di Democrazia Proletaria e del ’68 a Milano.

Ecco, dal 1968 o giù di lì, Capanna si occupa di politica e ora firma perché il vitalizio, simbolo più di ogni altra cosa, a ragione o a torto della “casta” non sia tagliato. Capanna non è il primo né l’unico. Ci sono firmatari un po’ di tutti i partiti, un po’ di tutte le “repubbliche” e un po’ di tutte le fedine penali. In comune hanno solo l’essere stati consiglieri regionali della Lombardia, che i vitalizi ha tagliato, e il loro no al taglio.

In prima fila, per esempio, c’è un ex leghista, Alessandro Patelli, l’uomo che si autodefinì “pirla” per essere stato coinvolto in “Mani pulite” per la tangente Enimont.
Poi c’è l’ex comunista (ora in Forza Italia) Giampietro Borghini. C’è il Dc Gian Carlo Abelli e c’è l’ex assessore Antonio Simone, poi finito in carcere per i fondi neri della Maugeri.

Tutti eletti che dopo una legislatura (o anche meno) e allo scattare dei sessant’anni di età si sono “guadagnati” un vitalizio medio da 2mila 600 euro. E ora appellandosi a Costituzione e diritto europeo i 54 chiedono che di quanto maturato non sia tagliato neppure un euro.

Spiega Repubblica:

“Il ricorso — si legge nella comunicazione dell’ufficio legale alla presidenza del consiglio regionale della Lombardia— è incentrato sulla individuazione di profili di illegittimità costituzionale delle norme di legge regionale su cui è basata la riduzione dei vitalizi. Viene lamentata la violazione del principio di intangibilità dei diritti acquisiti (nel caso di specie: il diritto acquisito dai ricorrenti alla percezione dell’assegno nella misura piena determinata secondo la normativa di riferimento) e parallelamente la violazione del principio del legittimo affidamento e della certezza e stabilità dei rapporti giuridici, che sarebbero determinati dall’effetto sostanzialmente retroattivo della riduzione”.