Fatto e Repubblica: “Grilli governatore Bankitalia? Chiese aiuto a Ponzellini”

Pubblicato il 30 Settembre 2012 - 12:08 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Vittorio Grilli, ministro dell’Economia, torna al centro di rivelazioni imbarazzanti. Nei mesi scorsi si era parlato di cose non proprio edificanti a favore della moglie o ex moglie e poi la vicenda era scivolata fuori dai giornali con un autocertificazione dello stesso Grilli e anche perché in Italia pochi sono in grado di lanciare la prima pietra dei senza peccato. Questa volta invece la vicenda è un po’ più imbarazzante, perché tocca Grilli direttamente e rivela, se le intercettazioni pubblicate da Repubblica e dal Fatto saranno confermate, un profilo davvero poco adatto a un uomo di Stato.

Secondo Repubblica e il Fatto, Grilli cercava appoggio alla carica di Governatore della Banca d’Italia, non solo presso Berlusconi, all’epoca capo del Governo, ma presso Massimo Ponzellini, di cui già si sapeva che era sotto ispezione della stessa Banca d’Italia, facendo anche riferimento esplicito alla voce, se le intercettazioni sono vere, che con la sua nomina le cose si sarebbero sistemate per la banca di Ponzellini, la Popolare di Milano e non per negarla ma solo per dire che la voce danneggiava la sua candidatura.

La prima notizia è uscita su Repubblica sabato 29 settembre, con un articolo di Walter Galbiati :

Tra Vittorio Grilli, ministro dell’Economia, e Massimo Ponzellini, ancora agli arresti domiciliari con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata all’appropriazione indebita e alla corruzione privata, oggi non sembrano esserci particolari legami. Eppure i due erano in strettissima relazione poco più di un anno fa quando il primo cercava di diventare governatore della Banca d’Italia proprio grazie alla fitta rete di relazioni dell’allora presidente della Popolare di Milano (Bpm). I due si parlavano molto al telefono e in tono confidenziale. L’attuale ministro dell’Economia non sapeva che Ponzellini era intercettato e indagato nell’ambito dell’inchiesta sui finanziamenti facili della Bpm e le sue telefonate non sono nemmeno oggetto di accertamenti da parte della procura perché non costituiscono reato. Tuttavia rendono l’idea del clima politico nel quale si sono svolte le difficili trattative per la scelta del nuovo governatore. Grilli nelle conversazioni chiama Ponzellini semplicemente ‘Max’ o “Massi” e chiede conto delle riunioni governative per la scelta del vertice di Via Nazionale. Il contenuto degli incontri viene svelato attraverso i contatti romani del braccio destro del banchiere in Bpm, Antonio Cannalire, anche lui agli arresti con le stesse accuse. La forza del duo Ponzellini-Cannalire era nell’avere una banca dove, secondo la procura, si concedevano prestiti e fidi a politici e ad amici dei politici. Il 29 luglio 2011 è un giorno importante perché l’allora governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, si reca dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, per parlare del suo successore.

Ponzellini chiede a Cannalire di verificare la notizia con Valentino (probabilmente Valentini, del Pdl). Cannalire richiama Ponzellini e lo informa, «C’è già stato (l’incontro n.dr.) a metà mattinata ed erano presenti Alfano, Bonaiuti e Letta insieme al presidente», Berlusconi. È Cannalire a spiegare al telefono come si è svolta la riunione: «L’oggetto è stato il posizionamento per la nomina di Draghi, prima l’azione del governo persupportarlo alla nomina della Bce e dopo hanno parlato del risvolto della finanziaria, impressioni e suggerimenti, e infine del successore. Hanno parlato della necessità, della formalità, del distacco del governo su Bankitalia, all’ipotesi del governo di continuare sulcandidato Grilli». Ponzellini però vuole sapere di più: «E lui (Draghi ndr) come ha reagito?». Cannalire è preciso: «È stato molto freddo distaccato… lui si sarebbe tenuto terzo per l’indipendenza dell’Ente che non venisse vista come un suo intervento per crearsi un successore ». L’interesse di Ponzellini è che Grilli arrivi al vertice di Banca d’Italia per attenuare i controlli sull’istituto milanese, la Bpm, da mesi al centro di verifiche dell’organismo di Vigilanza. L’ispezione alla Bpm si è conclusa a marzo 2011 in modo disastroso, imponendo rettifiche sia dal punto di vista patrimoniale che in ambito di governance. Ponzellini e il direttore generale Enzo Chiesa sono da mesi sulla graticola e ogni appoggio per loro potrebbe essere rilevante.

Marco Lillo per il Fatto invece scrive:

Per capire la gravità delle intercettazioni bisogna chiarirne il contesto: nel luglio del 2011 l’attuale ministro era in lizza con Fabrizio Saccomanni e con Lorenzo Bini Smaghi per diventare il successore di Mario Draghi nel ruolo di governatore dell’istituto di vigilanza. Massimo Ponzellini, invece, era indagato (l’inchiesta era segreta) per i finanziamenti facili concessi dalla Banca Popolare di Milano ad alcuni gruppi. Grilli non sapeva dell’indagine, ma sapeva dell’ispezione (la notizia era stata pubblicata a giugno) e ciononostante cercava di scavalcare i concorrenti alla poltrona di governatore facendosi aiutare segretamente dal presidente della banca sotto ispezione.

Ponzellini viene intercettato quando è informato dal suo collaboratore, Antonio Cannalire, su un incontro con il governatore uscente, Mario Draghi, al quale hanno partecipato Silvio Berlusconi, Gianni Letta, Angelino Alfano e Paolo Bonaiuti. Nell’incontro si è parlato del candidato del governo, Grilli, ma Draghi si sarebbe mostrato freddo. Grilli non demorde