Wikileaks: Berlusconi ammira lo stile ‘macho’ di Putin, tra i due compromessi e accordi sul gas

Pubblicato il 2 Dicembre 2010 - 00:25 OLTRE 6 MESI FA

Vladimir Putin e Silvio Berlusconi

‘Abbiamo un Primo Ministro (Silvio Berlusconi), che appare sempre di più essere il megafono, il portavoce, di Putin”, del presidente russo ammira lo “sitle macho” e con lui ha fatto affari e compromessi per spartirsi i profitti del gas. Lo scrive Ronald Spogli, il 26 gennaio 2009, all’epoca ambasciatore americano a Roma, in un documento ‘segreto’ dedicato alle relazioni strettissime tra Silvio Berlusconi e Vladimir Putin, ‘rubato’ fa Wikileaks e pubblicato oggi dal New York Times.

Nel suo rapporto, Spogli scrive che l’ambasciata americana a Roma mise in campo un ”robusto sforzo diplomatico” nei confronti di figure chiave interne e esterne al governo italiano, per raggiungere due obbiettivi: il primo era illustrare in modo approfondito le attivita’ russe e gli interessi americani, dall’altro bilanciare, soprattutto nel partito di Berlusconi, la visione della Russia, esprimendo dissensi nei confronti di Mosca.

”Soprattutto all’inizio dell’estate – scrive l’ex ambasciatore – con il ritorno al governo di Berlusconi e la crisi georgiana, abbiamo contattato in modo aggressivo i leader del governo italiano a ogni livello. Spogli descrive di pressioni sul piano politico, economico e perfino sulla stampa ”pur di fornire una visione alternativa all’insistenza con cui Berlusconi parlava della Russia come un paese democratico e stabile, che e’ stato provocato dall’Occidente”. E questi sforzi ”sembra che abbiano sortito effetto”.

”L’opposizione ha cominciato ad attaccare Berlusconi, raffigurandolo come qualcuno che ha scelto di appoggiare la parte sbagliata. Anche qualcuno del Pdl ha cominciato ad avvicinarci privatamente per dirci che preferirebbe avere un dialogo maggiore con noi che con la Russia. E ci hanno anche detto di essere interessati a sfidare lo stordimento di Berlusconi rispetto a Putin. Ma mentre noi, purtroppo, ci rendevamo conto di avere molta strada da fare per far cambiare questa visione – conclude Spogli – ci venne in aiuto proprio il primo ministro Berlusconi, che appare sempre di piu’ il megafono di Putin”.

”Esponenti della maggioranza di centrodestra e dell’opposizione del Pd – scrive Spogli – credono che Berlusconi e i suoi amici stiano approfittando personalmente e in modo generoso dei tanti accordi intercorsi tra L’Italia e la Russia. L’ambasciatore georgiano a Roma ci ha detto che il suo governo crede che Putin abbia promesso a Berlusconi una percentuale dei profitti che vengono da ogni gasdotto costruito da Gazprom, in collaborazione con l’Eni”.

“La relazione dell’Italia con la Russia è complessa” con ”relazioni personali fra i top leader – continua Spogli – La combinazione di questi fattori” fa sì che ”la politica estera italiana sia altamente ricettiva agli sforzi russi di guadagnare maggiore influenza politica nell’Unione Europea e sostenere gli sforzi russi nel diluire gli interessi di sicurezza americani in Europa”. Spogli sottolinea che ”nei rapporti con la Russia, l’energia è il tema bilaterale più importante e la richiesta di stabili forniture energetiche dalla Russia di frequente spinge l’Italia a compromessi su temi politici e di sicurezza”.

L’ambasciatore Spogli nella sua nota a Washington del 26 gennaio 2009 circa i rapporti tra Italia e Russia, sottolinea che sulla base di quanto riferitogli dai suoi interlocutori (”nell’ufficio di Berlusconi, nel PDL e anche all’Eni”), ”Berlusconi concepisce e determina la politica dell’Italia sulla Russia come fatta in prima persona, senza cercare o accettare consigli. Sono virtualmente tutti recalcitranti a confrontarsi con il PM…”.

“Nel novembre del 2008, dopo una disastrosa conferenza stampa nella quale, tra l’altro, il Primo Ministro ha parlato dell’espansione della Nato, del riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo, e del sistema missilistico di difesa come ‘provocazioni americane’ – continua Spogli sempre riferendosi a Berlusconi – (i suoi) dirigenti hanno fatto il classico gesto di mettere la testa sotto la sabbia. In risposta alle nostre obiezioni, lo staff del PM ci ha indirizzati impacciatamente al PM stesso, piuttosto che riferirgli la per lui brutta notizia che aveva appena fatto arrabbiare non solo gli americani ma anche altri membri del Gruppo di Contatto per i Balcani”.

”Lo stesso ministro degli Esteri Frattini – continua Spogli – ammette di non esercitare alcuna influenza su Berlusconi per quanto riguarda la Russia. All’inizio di settembre, durante la sua visita in Italia, l’ex vicepresidente Cheney si e’ confrontato con Frattini sull’atteggiamento molto pubblico e poco agevole per quanto riguarda il conflitto in Georgia. Un sottomesso Frattini ha sottolineato che, mentre lui ha forti opinioni sulla questione, tuttavia ha ricevuto i suoi chiari ordini dal primo ministro”.

”La relazione bilaterale fra Usa e Italia – si legge in uno dei cablogrammi di Spogli – è eccellente e racchiusa in una forte collaborazione su molti livelli e su molti fronti. Sfortunatamente, gli sforzi di Berlusconi per ‘riparare’ la relazione fra l’Occidente e la Russia stanno minacciando la sua credibilita’ e diventando veramente irritanti nella nostra relazione”.

”Berlusconi considera Putin un amico personale – continua Spogli – e continua ad avere con lui più contatti che con qualsiasi altro leader mondiale. Durante la crisi della Georgia i due si parlarono ogni giorno. La basi di questa amicizia sono difficili da determinare. Berlusconi ammira lo stile macho, deciso ed autoritario di governo di Putin, che per Berlusconi e’ simile al suo stile. Putin ha dedicato molta energia nel conquistare la fiducia di Berlusconi”. Spogli afferma di aver saputo che durante i frequenti incontri tra i due ”vengono scambiati regali costosi”.

Tra Silvio Berlusconi e Vladimir Putin, scrive poi il New York Times citando file di Wikileaks, esisteva una ”linea diretta”, tanto che l’ambasciata americana e il ministero degli Esteri italiano ”erano al corrente delle conversazioni tra i due solo dopo che accadevano i fatti, riuscendo a sapere solo alcuni dettagli o background”. Secondo il rapporto della diplomazia americana a Roma, ‘rubato’ da Wikileaks, questa vicinanza cosi stretta ”non era ideale dal punto dell’amministrazione e costituiva piu’ un danno che un beneficio”.