Zelensky cede Crimea e Donbass, la Nato lo blocca: stampa (solo italiana) legge male e scrive peggio

Zelensky pronto a cedere Crimea e Donbass, la Nato lo blocca: doppia notiziona! E parte dall'Italia il conseguente ammonimento: "Biden, abbassa i toni!". Ma la doppia notiziona c'è solo sulla stampa italiana che ha letto male e poi scritto peggio.

di Lucio Fero
Pubblicato il 9 Maggio 2022 - 10:36 OLTRE 6 MESI FA
Zelensky cede Crimea e Donbass, la Nato lo blocca: stampa (solo italiana) legge male e scrive peggio

Zelensky cede Crimea e Donbass, la Nato lo blocca: stampa (solo italiana) legge male e scrive peggio FOTO ANSA

Zelensky apre (da notare che nel vocabolario ristretto dei mezzi di comunicazione aprire e chiudere praticamente esauriscono l’agire possibile degli umani, sarà perché apre e chiude sono entrambe parole corte da titolo). Zelensky apre e che apertura! Niente meno che la disponibilità ufficiale e annunciata di cedere alla Russia la Crimea definitivamente e il Donbass non proprio tutto ma un bel pezzo.

Zelensky apre a concessioni territoriali in cambio…

della trattativa, del cessate il fuoco, della pace. Notizia grossa, svolta nella guerra. La si può leggere tra sabato e domenica su tutta la stampa italiana, quella su carta, quella via video, quella via web. Ma, stranezza somma stranezza, solo sulla stampa italiana. Deve essere che gli altri mezzi di comunicazione in tuti gli altri paesi dormono.

Stoltenberg chiude. E che chiusura! A nome della Nato di cui è segretario smentisce Zelensky e dice che annessioni di parte del territorio ucraino sono inaccettabili. Quindi rimbrotto, sgridata, richiamo all’ordine da parte della Nato a Zelensky. E Nato che vuole più guerra dello stesso Zelensky. E prova provata e reo confessa del fatto che è la Nato che vuole la guerra continui (il fatto che la guerra la continui di fatto a cannonate e bombardamenti la Russia è considerato accessorio trascurabile). Notizia grossa, svolta nello scenario: Zelensky farebbe anche la pace, la Nato no (Putin può fare quel che gli pare, che c’entra mai lui?). Ci sarebbe un particolare non di piccola entità: a che titolo Stoltenberg comunica decisioni e strategie che spettano, semmai, a Biden, Macron, Londra, Berlino, Roma? Ma il dubbio di una incongruenza vien subito, semmai si fosse affacciato, subito spazzato via. Parlano i sacri testi dei take delle agenzie di stampa e soprattutto i loro titoli: non c’è bisogno di leggere altro e soprattutto non c’è bisogno di leggere oltre la prima riga.

Biden abbassa i toni! Il week-end dell’apre e chiude, la politica e i giornali…

Zelensky apre, Stoltenberg gli chiude la porta in faccia: notiziona doppia! E infatti nel week end il Pd Del Rio, alla luce della notiziona, impugna la bandiera della frase simbolo del fine settimana. Eccola: Biden, abbassa i toni. Glielo manda a dire Del Rio che sull’ammonimento a Biden raccoglie la totale approvazione di Salvini. Per non dire di Conte che già da una settimana ammonisce Draghi ad ammonire Biden. Insomma l’Italia ammonisce gli Usa e la Nato a non esagerare con la voglia di guerra. Ormai l’abbiamo saputo: Zelensky farebbe la pace, la Nato molto meno. Abbiamo letto le notizione qui in Italia e quindi Biden abbassa i toni, a Kiev solo armi che sparano corto e tutti al tavolo del negoziato! (Putin nel frattempo continua sereno a fare la guerra sul terreno, fa sapere di non voler negoziare un bel nulla se non l’annessione di quel che vuole, sistematicamente distrugge e spiana un paese che dichiara non aver diritto di esistere, massaggia a suon di bombe una popolazione civile, ma, nell’attivismo informativo-politico indotto dalle notizione Zelensky apre-Nato chiude, Putin è una comparsa, un rumore di fondo).

Altre interessanti integrazioni al Biden abbassa i toni arrivano nel week-end. Giuliano Amato presidente della Corte Costituzionale osserva che se ci fossero più premier donne, se il mondo fosse governato al femminile…Osservazione ognun vede quanto concreta e contingentemente utile. Carlo De Benedetti, imprenditore ed editore rileva che gli Usa hanno interessi diversi dalla Ue e quindi propone autonomia europea nella difesa. Come? Prendendosi la Nato, mettendo Usa e prevedibilmente anche Gb e Canada, fuori dalla Nato e restare noi europei con quel che resta. In finalmente conquistata autonomia dagli Usa che quello è il problema. In autonomia disarmata, perché se alla Nato togli Usa, Gb e Canada restano lacerti di esercito europeo. Ma non sarà certo quello il problema, basterà sedersi al tavolo del dialogo della festa della diplomazia, nel teatro della pace. Il Fatto Quotidiano svela la verità rivelata: la Nato vuole la guerra, Draghi obbedisce. Putin? Ancora con Putin? Putin ci è stato trascinato. Zelensky vorrebbe uscirne. Notizione! Carta canta!

Notizione che solo in Italia…

Non è alla portata e non spetta certo al cittadino che pure vuole sapere, capire, informarsi. Non ce la fa il cittadino comune a gettare un’occhiata, magari comparativa, alla stampa anche non italiana. Lo avesse fatto in questo week-end avrebbe visto con stupore che la doppia notiziona Zelensky pronto a cedere Crimea e Donbass-Nato che lo blocca è tale solo in Italia. Solo in Italia questi titoli e relativo posizionamento politico-giornalistico. Solo in Italia. Gli altri dormono? Un complotto internazionale per nascondere i fatti cui solo la stampa italiana eroicamente si sottrae? Una manovra concertata della stampa italiana per…? Niente di così eroico o complesso. Al contrario, tutto molto semplice.

Semplice come ascoltare e tradurre

Presa da impeto, impopolare e importuno, di serietà qualcuno, nello specifico Marta Dassù (ma poteva farlo chiunque ne avesse voglia) si è messo ad ascoltare la viva voce di Zelensky nell’intervista dello “Zelensky apre” e a tradurre o farsi tradurre dall’ucraino. E allora ecco che Zelensky dice: tornare alle posizioni del 23 febbraio per aprire il negoziato. Tornare alle posizioni del 23 febbraio, cioè al giorno precedente l’invasione. Punto. Niente annessione riconosciuta di niente. Tornare alle posizioni del 23 febbraio, cioè l’armata di invasione ritorni da dove è partita e questa è la condizione pregiudiziale per il negoziato. Stoltenberg e la Nato ore dopo ripeteranno pari pari quanto detto da Zelenski e Zelenski apre-la Nato chiude semplicemente non è stato. Punto.

Zelensky, leggere male, scrivere peggio

La stampa italiana ha letto male i take di agenzia e li ha trascritti peggio, nella lingua che conosce: quella dei talk-show e delle dichiarazioni ai Tg. Lo ha fatto senza malizia, lo fa perché questo è il suo format dopo ormai decenni di “parolite”. Parolite, l’adorazione ormai perfino burocratizzata delle dichiarazioni, delle parole. Parole che esauriscono e sostituiscono la realtà, i fatti, la plausibilità e aboliscono, fanno a meno dell’intelligenza delle cose. Di questo e solo questo è irresponsabile la stampa italiana. C’è però altro che alla stampa non può andare in carico.

Guerra, una tradizione italiana da difendere

Cominciarla da una parte e finirla dall’altra sembra essere una tradizione italiana che in parecchi pare proprio vogliano rinverdire e difendere. Al netto di chi sta con i russi. Con i russi stanno coerentemente coloro che disprezzano e combattono le democrazie liberali, Putin prova ad abbatterle, le ha dichiarate obsolete e gli hater delle democrazie liberali stanno con Putin. Questo il grosso. Poi ci sono quelli che stanno con Putin per allucinazione storica, confondono l’Armata russa con quella rossa. Quelli che stanno con Putin per fascinazione dell’uomo forte. Quelli che stanno con Putin per sentimento di portafoglio…Al netto dei non pochi che stanno con Putin per sentimento, sensazione, emozione, ragionamento, preferenza dittatura, in Italia è fortissimo, storicamente fortissimo, il valore diffuso e condiviso del “che, sul serio?”.

Abbiamo cominciato la nostra parte in questa guerra condannando senza se e senza ma l’invasione russa, abbiamo cominciato aiutando e sostenendo l’Ucraina anche con le armi. Come da tradizione e da cultura stiamo passando alla fase del “che, davvero?”. Armi sì, però che non colpiscano davvero i russi. Resistenza sì, però che non vinca davvero. Anzi questa guerra non la deve vincere nessuno, Italia auspica pareggio. Diceva qualcuno una volta che gli italiani vanno e pensano la guerra come una partita di calcio e una partita di calcio come una guerra, aveva in qualche modo compreso lo spirito di fondo del “che, davvero, sul serio?”.