Zona Rossa tutto chiuso. Tranne quasi tutto aperto

di Lucio Fero
Pubblicato il 6 Novembre 2020 - 10:38 OLTRE 6 MESI FA
Zona Rossa tutto chiuso. Tranne quasi tutto aperto. Le attività...

Zona Rossa tutto chiuso. Tranne quasi tutto aperto (Foto d’archivio Ansa)

Zona Rossa tutto chiuso. Zona rossa tutti i negozi chiusi. Zona rossa supplizio della desertificazione urbana. Zona rossa stigma e lettera scarlatta sulla pelle delle genti.

Zona rossa valle di lacrime. Zona rossa palcoscenico suo malgrado della insensibilità del governo centrale verso i territori “puniti” con la Zona Rossa.

ZONA ROSSA, LA GRANDE LAGNA

E’ questa la colonna sonora della Grande Lagna. Grande, grandissima, ossessiva, incontinente, scomposta, incosciente Lagna dei cosiddetti Governatori. Con la stampa tutta che su ogni piattaforma fa da megafono-sponda al Grande Piagnisteo.

Ogni ora si ascoltano somme idiozie stentoreamente pronunciate.

Cirio, governatore del Piemonte: “Vogliamo vederci chiaro nei dati”. I dati relativi alla Regione Piemonte li fornisce la Regione Piemonte. Non è che Cirio e i suoi collaboratori non li abbiano i dati, li passano loro. Solo che non li sanno leggere. Hanno vinto una campagna elettorale, non hanno altre competenze né si sognano di averle. Neanche immaginano esistano altre competenze oltre quelle di navigare tra opinioni con l’unica rotta segnata di arrivare al porto dell’elezione.

Fa eco il governatore della Calabria, Spirlì: “Sgomento e attonito” si dice. Sgomento di che? Dei dati dai suoi stessi uffici forniti? Quale impietosa volontà può far carico a Spirlì, alle decine, centinaia, miglia di Spirlì allevati e specializzati nella politica-propaganda, di sapere di parametri, algoritmi, demografia…? Perché mai uno Spirlì che fa politica dovrebbe affaticarsi e inerpicarsi sulle vie ignote di analisi, incidenza, prospettiva, interrelazioni? E’ o  non è la politica la Grande Accademia del giorno per giorno? Quindi, comprensibilmente, Spirlì resta sgomento e attonito di fronte a ciò che non capisce e che mai gli è stato chiesto di capire. Capire è fuori dal suo mansionario di politico.

GOVERNATORI, NON DOVEVAMO CHIAMARLI COSI’. UN PRESIDENTE NON SI NEGA A NESSUNO

Governatori, non dovevamo chiamarli così. Presidenti della Giunta Regionale, che è poi la loro reale qualifica, dovevamo chiamarli così. Governatori è parola troppo grossa e fuorviante. Troppo grossa e fuorviante anche per la loro auto consapevolezza. Governatori…e gli abbiano fatto credere di essere altro che ortolani del consenso. Addirittura statisti o quasi. No, ortolani del consenso. Consenso immediato e, quanto più non mediato dalla fatica di governare, meglio è. Presidenti li dovevamo chiamare, quel che sono. E in Italia una qualifica di presidente di qualcosa non si nega a nessuno.

Fontana presidente della Regione Lombardia lamenta, denuncia che i dati in base ai quali Lombardia zona rossa sono di giorni prima della decisione di farla zona rossa. Fontana lamenta e denuncia quindi che si provi a fermare uno prima che si butti dal balcone, si provi a fermarlo quando ha ancora le mani sulla ringhiera e non dopo che in maniera acclarata si sia già buttato giù. L’idea dell’azione preventiva, peggio quella difficilissima del beneficio differito non fanno parte della dotazione in categorie concettuali, non sono appunto nel mansionario del politico diventato Governatore.

GOVERNATORI? MA MI FACCIA IL PIACERE…

Governatori? Ma mi faccia il piacere…li avrebbe smontati Totò. Non è personalmente loro responsabilità ma sono loro la rappresentazione in carne e ossa di ciò che il sistema paese ha voluto, tollerato, coperto e non di rado trovato modo di inzupparci il pane. Le Regioni nella versione para federalista voluta e votata da un governo di centro sinistra (andrebbe invocato il perdonali perché non sanno quello che fanno) sono soprattutto grandi centri di moltiplicazione e distribuzione della spesa pubblica.

Su questo parametro hanno non governato ma amministrato la sanità, la Sanità come centro spesa. Governare la sanità? Ma quando mai. Fino a che arriva Covid 19. Sorpresa, sgomento, tsunami. Poi, dopo l’inverno primavera del lockdown, tutti a dire: faremo tamponi, tracceremo positivi, allestiremo ospedali, spezzeremo le reni al virus.

Chi doveva fare tutto questo e non ha saputo o non è riuscito a farlo? Forse era impossibile farlo del tutto ma erano le Regioni a doverlo fare. Quelle Regioni, quei Governatori che non hanno fatto o saputo fare, loro era la responsabilità, ora impegnati nella grottesca Grande Lagna.

NON SONO ERRORI, E’ LA REGOLA

Non sono errori, non è che Fontana o Cirio o Spirlì siano scarsi professionisti nella squadra Governatori e affini. No, sono giustamente titolari in campo. Un paese, una collettività che da almeno tre decenni alleva e vota un ceto politico selezionato alla rovescia (più incompetenti e più da talk show sono meglio è) non può appunto che selezionare questa tipologia di gestori della cosa pubblica: incoscienti, parolai, teatranti, ignoranti e inconsapevoli di ogni cosa che non sia evitare grane, danni di immagine e la fatica reale del governare davvero.

Il fenomeno si accentua nelle fila del centro destra, lì trova il suo migliore habitat. Ma non è che altrove il fenomeno non si manifesti. Alla scuola della politica pessima sono andati frequentandola con ottimi voti ad esempio Emiliano o, a loro modo, anche De Luca e Bonaccini. Magari hanno fatto qualche anno di liceo e hanno letto qualche libro in più dei loro omologhi di destra. Ma non è che in generale non vogliano capire cosa è una pandemia o una economia o una democrazia. E’ che proprio non capiscono.

TUTTI CHIUSI, TRANNE QUASI TUTTI

Al non capire dei cosiddetti Governatori e governanti fa da eco il mugugno di massa. La Grande Lagna si ispira ed ispira la lagna di massa. La gente che si lagna, anche a prescindere e anche lamentando tutto e il suo contrario, ha alibi, attenuanti, giustificazioni. Non ha alibi o ragioni per la Grande Lagna il ceto politico che dovrebbe essere ceto dirigente ed è invece ceto petulante.

Poche le giustificazioni per il lavoro di sponda alla Grande Lagna che fa volentieri il circuito dell’informazione. Un esempio, solo uno.

Nelle Zone Rosse dove si annuncia che tutto è chiuso restano aperti solo: alimentari, farmacie, para farmacie, tabaccai, edicole, lavanderie, ferramenta, ottici, fiorai, librerie, cartolerie, informatica, abbigliamento per bambini, articoli sportivi, giocattolai, profumerie, distributori automatici, parrucchieri, barbieri e chiunque sia in grado di fornire cibo e bevande da asporto.

Chi resta chiuso? A parte Poltrone e Sofà, al momento non viene in mente nessuno.