Accordo Hamas-Olp, Israele: stop ai colloqui e sanzioni

di Aldo Baquis
Pubblicato il 25 Aprile 2014 - 01:32 OLTRE 6 MESI FA
Accordo Hamas-Olp, Israele: stop ai colloqui e sanzioni

Benjamin Netanyahu (Foto Lapresse)

TEL AVIV (ANSA) – Ventiquattro ore dopo il raggiungimento a Gaza di accordi di riconciliazione fra Hamas ed Olp il gabinetto ristretto israeliano ha deciso all’unanimità la sospensione dei colloqui di pace con l’Anp e l’adozione di sanzioni economiche.

”Israele non negozierà con un governo palestinese sostenuto da Hamas, una organizzazione terroristica che invoca la distruzione di Israele”, ha precisato in un comunicato il governo di Benyamin Netanyahu.

A Ramallah, l’Anp è rimasta sconcertata dalla reazione perentoria di Israele ad intese presentate mercoledì come uno sviluppo di carattere interno del popolo palestinese. ”Adesso stiamo riesaminando la situazione”, hanno detto dirigenti dell’Anp, lasciando intendere che potrebbero adottare nuove iniziative nel tentativo di elevare lo status della Palestina in diverse organizzazioni internazionali.

La leadership palestinese chiarisce comunque che (malgrado il malumore espresso da Washington) non tornerà sulla decisione di dare sostanza alle intese di riconciliazione. Per la prima volta in sette anni – ossia da quando Hamas assunse il potere con un colpo di mano armato, cruento ed ancora traumatico – Abu Mazen progetta di tornare nella Striscia di Gaza. In riva al mare lo attende la sua villa, che in questi anni è stata custodita ed utilizzata dai servizi di sicurezza di Hamas.

In Israele, la collera verso Abu Mazen non conosce limiti. ”Egli ha stretto un’alleanza con una organizzazione la cui Carta costituente esorta i musulmani a combattere ed uccidere ebrei”, ha accusato Netanyahu. ”Hamas ha sparato oltre 10 mila missili e razzi verso il territorio israeliano e non ha fermato le proprie attivita’ terroristiche contro Israele nemmeno per un minuto”. Secondo Netanyahu, Abu Mazen ”ha fatto compiere un grande balzo all’indietro alla pace”.

Il ministro degli esteri Avigdor Lieberman ha rincarato la dose, sostenendo in un’intervista che fra i palestinesi c’è una suddivisione del lavoro: ”Mentre Hamas pratica il terrorismo classico, Abu Mazen opera contro Israele un terrorismo politico”: ossia mantiene una situazione che ”non è guerra né pace”, intraprende una lotta di attrito tenace appresa da teorici marxisti ”quando frequentava l’Università Lumumba a Mosca”.

In questo vortice di dichiarazioni esasperate, nessuno ha comunque annunciato la fine delle trattative condotte per nove mesi con grande perseveranza dal segretario di Stato americano John Kerry. La sensazione è che per ora si parli in realtà di una sospensione di cinque settimane: ossia il tempo che Hamas e Olp hanno stabilito per dar vita a un governo di intesa nazionale di esperti, sostenuto dall’esterno da al-Fatah e da Hamas.

Secondo Jibril Rajub (Anp), sarà presieduto da Abu Mazen in persona: cosa che a suo parere dovrebbe essere motivo di tranquillità sia per Israele che per gli Stati Uniti. La natura e le direttive del nuovo esecutivo non sono dunque ancora definite. Inoltre, secondo la stampa locale, in Israele esistono forti dubbi che Hamas ed Olp riescano a materializzare le intese. In particolare appare problematica la fusione dei rispettivi apparati di sicurezza.

Per il momento proprio Hamas – che non ha mai creduto nelle trattative fra Israele e Olp – sembra poter manifestare soddisfazione per questi sviluppi. Con l’accordo con Abu Mazen potrà forse allentare la morsa mantenuta nei suoi confronti dall‘Egitto.

La visita di Abu Mazen a Gaza potrebbe servire per convincere il Cairo a riaprire il valico di Rafah (fra la Striscia e il Sinai) di importanza vitale per l’economia locale. Messaggi di elogio giunti dal Qatar, dalla Turchia e anche da Jimmy Carter inducono Hamas a sperare che forse sarà adesso possibile uscire dal grave isolamento in cui era venuto a trovarsi dopo crisi successive nei rapporti con Siria, Iran e con l’Egitto stesso.