Afghanistan, la minaccia talebana: “Attacchi il giorno del voto voluto dagli Usa”

Pubblicato il 16 Settembre 2010 - 20:58 OLTRE 6 MESI FA

Con un messaggio ufficiale dell’Emirato islamico dell’Afghanistan, ma anche con le minacce contenute nelle ”lettere notturne” distribuite fra la gente dei villaggi, i talebani hanno nuovamente lanciato oggi un guanto di sfida a governo, Onu e alla Coalizione internazionale, incitando al boicottaggio del voto per le elezioni legislative di sabato.

Le autorità civili e militari afghane, comunque, relativizzano e sdrammatizzano il pericolo, ostentando sicurezza. ”Si tratta di pura propaganda”, ha detto il portavoce del ministero della Difesa, Zmaray Bashari, che ha ricordato come a differenza delle presidenziali dell’agosto 2009, questa volta ”le forze di sicurezza nazionali saranno presenti in tutte e 34 le province del Paese”.

Un sintomo delle tensioni è ovviamente l’accresciuta conflittualità in tutto il Paese, dove solo oggi vi sono stati vari attentati in cui sono morti tre militari della Nato e numerosi civili, mentre l’azione dell’esercito afghano e dei soldati della Coalizione internazionale ha portato all’uccisione di numerosi insorti, fra cui alcuni comandanti locali.

Nella loro presa di posizione, i talebani sono comunque tornati a chiedere alla popolazione di boicottare il voto ”voluto dagli Stati Uniti” avvertendo che per ”il giorno in cui si svolgerà il processo illegittimo (delle elezioni)” sono state predisposte ”alcune iniziative” – leggasi, attentati – per ”far fallire gli obiettivi americani”.

”Per questa ragione – si dice ancora – stiamo facendo tutto quanto è nelle nostre possibilità per frustrare i progetti (elettorali) colonialisti degli invasori”. Solo parole? Ne dubitano analisti e opinionisti. Ed anche solo ascoltando la gente della strada è netta la sensazione che l’Afghanistan si stia avviando nelle prossime ore verso una nuova prova della verità, in cui si misurerà la capacità dei talebani di incidere sulla volontà della gente nonostante i piani approntati da esercito e polizia con l’appoggio, al terzo e al quarto livello della sicurezza, della Coalizione internazionale composta da 150.000 uomini sotto comando Nato.

Lo stesso presidente della Commissione elettorale indipendente (Iec), Fazal Ahmad Manawi, ha ribadito oggi in conferenza stampa che ”la sicurezza resta il primo problema” e per questo 937 seggi in tutto il paese non apriranno i battenti per l’impossibilità di garantire l’incolumità della gente, mentre ne funzioneranno normalmente altri 5.516.

Manawi ha poi precisato che ”il 60% del materiale elettorale è stato già consegnato e che il restante 40% lo sarà domani”. Da parte sua il capo della Missione Onu a Kabul (Unama), Staffan de Mistura, che oggi si è recato in elicottero a Kandahar, una delle zone più difficili del Paese, ha osservato che ”la Iec ha tratto importanti lezioni dalle precedenti elezioni presidenziali ed introdotto meccanismi per meglio controllare il fenomeno dei brogli”, come un inchiostro indelebile più efficace, un migliore reclutamento dei funzionari e l’utilizzazione di ben 292.000 persone fra rappresentanti di lista e osservatori, incaricati di seguire le operazioni di voto.

Riferendosi poi al boicottaggio invocato dai talebani, De Mistura ha rilevato che il loro atteggiamento appare ”per lo meno contraddittorio, perché da una parte hanno invitato per due volte al boicottaggio del voto, ma dall’altra vi sono notizie di candidati sostenuti dai talebani o di altri candidati che hanno chiesto sostegno agli insorti”.