Angela Merkel ci spia per conto di Obama? E Hollande si fa il suo Patriot Act
Pubblicato il 6 Maggio 2015 - 14:20 OLTRE 6 MESI FA

Angela Merkel da spiata a spia di Obama. E Hollande si fa il suo Patriot Act (un’immagine dal film “Le vite degli altri”)
ROMA – I servizi segreti tedeschi avrebbero aiutato l’americana Nsa a spiare il governo francese e la Commissione Ue. La stazione di intercettazioni del Bnd di Bad Aibling sarebbe stata usata per spiare politici di alto rango del ministero degli Esteri francese, del palazzo presidenziale e della Commissione a Bruxelles. Lo scrivono la Sueddeutsche Zeitug, Ndr e Wdr, aggiugendo nuovi particolari a notizie divulgate da Spiegel la settimana scorsa.
Solo un anno e mezzo Angela Merkel aveva aspramente criticato gli Stati Uniti e Obama perché i dati sensibili conservati dalla Nsa c’era anche il numero del suo cellulare privato. Ne seguirono polemiche e scandalo: i tedeschi, suggerisce Alison Smale su New York Times, storicamente provati dagli eccessi delle polizie segrete naziste e comuniste, sono particolarmente sensibili al tema e uno come Edward Snowden è considerato un eroe della libertà.
Ma l’escalation della sfida fondamentalista ha cambiato in pochi mesi il contesto della discussione sulla privacy in tutta Europa. La Germania della Mekel, ma anche la Francia si sono adeguati agli standard americani.
L’Assemblée Nationale ha dato il via libera alla controversa legge che rafforza i mezzi degli 007 contro il terrorismo, definita da alcuni come il ‘Patriot act’ alla francese. Fortemente voluta dal presidente François Hollande e dal premier Manuel Valls dopo gli attentati di inizio gennaio, la riforma ha suscitato dure critiche della destra, della sinistra e di numerose associazioni che la ritengono “liberticida”.
Con il nuovo testo, gli 007 potranno fare un maggior uso delle intercettazioni telefoniche, nascondere un microfono all’interno di un’auto o di un appartamento, sistemare chip Gps ovunque ritengano opportuno. C’è poi l’aspetto del web, con il nulla osta al recupero dei “metadati” relativi agli scambi elettronici e il controllo dei provider attraverso le apposite “scatole nere” che consentiranno di sorvegliare l’insieme del traffico internet alla ricerca di “comportamenti sospetti”.
Il tutto senza l’accordo di un giudice. Più precisamente, secondo la riforma, il controllo verrà attribuito al Cnctr, la Commissione Nazionale di controllo delle tecniche di intelligence, che però dispone solo di parere consultivo. Il vero potere decisionale resta dunque nelle mani del premier.