Arabia Saudita, come il principe Mohammed bin Nayef è stato costretto a rinunciare al trono

di Redazione Blitz
Pubblicato il 21 Luglio 2017 - 07:30 OLTRE 6 MESI FA
Arabia Saudita, Mohammed bin Nayef costretto a rinunciare al trono

Arabia Saudita, Mohammed bin Nayef costretto a rinunciare al trono

ROMA – Come prossimo successore al trono dell’Arabia Saudita, Mohammed bin Nayef non era abituato a a eseguire ordini ma una notte di giugno, è stato convocato in un palazzo a Mecca, detenuto contro la sua volontà e pressato per ore affinché rinunciasse a regnare.

Prima dell’alba aveva tuttavia ceduto e l’Arabia Saudita si è svegliata con la notizia che la corona aveva un nuovo successore: il figlio 31enne del re, Mohammed bin Salman.

I sostenitori del giovane principe sono rimasti molto soddisfatti della notizia ma dal momento in cui, il 21 giugno, è stato nominato, sono emerse indicazioni sul fatto che Mohammed bin Salman abbia tramato per estromettere il fratello e che il passaggio è stato più complicato di quanto pubblicamente diffuso, secondo ex agenti USA e i collaboratori della famiglia reale.

Per rafforzare il sostegno al cambiamento improvviso della linea di successione, alcuni principi di spicco hanno detto che Mohammed bin Nayef era inadatto a diventare re a causa di un problema di droga, secondo un membro della famiglia reale.

La decisione di spodestare Mohammed bin Nayef e alcuni dei suoi collaboratori più stretti, ha sollevato preoccupazione tra gli agenti antiterrorismo USA che hanno incontrato i loro contatti sauditi più affidabili e hanno lottato per stabilire nuove relazioni.

Ottenere così tanto potere da parte del giovane principe Mohammed bin Salman, ha sconvolto la famiglia reale a lungo guidata dal consenso e dalla deferenza nei confronti degli anziani.

“E’ possibile che ora ci sia una grande concentrazione di potere all’interno di un “ramo” e da parte di una persona anche più giovane di tanti cugini e figli di un ex re, una situazione per cui la famiglia è scombussolata”, afferma Kristian Coates Ulrichsen, dell’Istituto Baker alla Rice University, che studia la politica del Golfo Persico.

La condizione di isolamento della ricca famiglia reale dell’Arabia Saudita è nota, ha messo spesso in difficoltà diplomatici, agenti dell’intelligence e gli stessi membri della famiglia, nel tentativo di decifrare le sue dinamiche interne.

Ma dal momento in cui il New York Times lo scorso mese ha segnalato che Mohammed bin Nayef era rimasto confinato nel suo palazzo, gli agenti USA e membri reali di rilievo, hanno fornito delle analisi su quanto Mohammed bin Nayef fosse stato pressato per rinunciare e lasciare il trono al fratello minore. Tutti hanno parlato in forma anonima, così da non mettere in pericolo i loro contatti all’interno del regno, o se stessi.

In risposta alle domande del Times, in una dichiarazione scritta un alto funzionario saudita ha negato che Mohammed bin Nayef sia stato pressato e ha sostenuto che l’Allegiance Council, un organo formato da principi anziani, aveva approvato il cambiamento nel “miglior interesse della nazione”.

Nella dichiarazione, si legge che Mohammed bin Nayef è stato il primo a impegnarsi a essere fedele al nuovo principe e insistito affinché il momento fosse filmato e trasmesso e aggiunto che l’ex principe della corona riceve quotidianamente gli ospiti nel suo palazzo di Gedda e ha visitato più volte il re e il nuovo principe ereditario.

La rivalità tra i principi è iniziata nel 2015, quando il re Salman è salito al trono e ha dato un enorme potere al figlio prediletto.

Mohammed bin Salman è stato nominato vice principe della corona, o secondo in linea per diventare re, ministro della Difesa e incaricato di un potente consiglio economico, e con la supervisione del monopolio statale del petrolio, Saudi Aramco.

Mohammed bin Salman ha consolidato la sua reputazione con visite in Cina, Russia e Stati Uniti, dove ha incontrato Mark Zuckerberg, amministratore delegato di Facebook, e cenato con il presidente Trump alla Casa Bianca. Ha inoltre guidato la Vision 2030, un piano ambizioso per il futuro del regno che cerca di trasformare l’economia saudita e migliorare la vita dei cittadini.

I sostenitori di Mohammed bin Salman lo esaltano come un lungimirante gran lavoratore che ha affrontato le sfide regno con straordinaria immediatezza. I suoi programmi, inclusi crescenti opportunità di intrattenimento all’interno del regno iperconservatore, gli hanno fatto ottenere il consenso di due terzi dei sauditi che hanno meno di 30 anni.

Ma i critici lo definiscono avventato e assetato di potere, affermano che ha invischiato il paese in una guerra costosa e finora fallita nello Yemen in cui sono morti molti civili, così come con il Qatar.

Il principe ha scalato il potere a scapito di suoi parenti di grado più alto, compreso Mohammed bin Nayef, 57. Come capo del Ministero dell’Interno Saudita, Mohammed bin Nayef ha portato allo smantellamento di Al Qaeda nel regno, dieci anni fa a seguito di un mortale bombardamento. Manteneva un basso profilo pubblico, anche dopo essere diventato principe della corona nel 2015, il suo lavoro gli ha valso degli alleati negli Stati Uniti e in altre nazioni occidentali e arabe.

Nonostante la sua estromissione per molti sia stata come un fatto improvviso, era tuttavia già prevista.

La notte del 20 giugno, un gruppo di principi e agenti della sicurezza si sono riuniti nel Palazzo Safa a Mecca, dopo essere stati informati che il re Salman voleva vederli, secondo gli agenti USA e i membri della famiglia reale.