Medio Oriente. Sull’Arabia Saudita si addensano nubi di proteste

Pubblicato il 10 Marzo 2011 - 16:42 OLTRE 6 MESI FA

Il re saudita Abdullah

RYAD, ARABIA SAUDITA – Ora tocca all’Arabia Saudita? Sarebbero guai seri. Oltre 32 mila persone su Facebook hanno aderito ad un misterioso appello per partecipare a due manifestazioni di protesta questo mese. La prima è programmata per venerdi.

Il cruciale alleato degli Stati Uniti che galleggia su un mare di petrolio ha finora evitato proteste del tipo di quelle che hanno cacciato i dittatori tunisino ed egiziano per poi diffondersi anche ad altri Paesi del Golfo, come Bahrain e Yemen. Ma in un Paese retto da una monarchia assoluta, senza partiti politici e senza parlamento il dissenso si è ingrossato.

Secondo gli analisti, se questo dissenso, espresso nell’anonimità del social networking, si trasformerà in proteste di strada nella capitale, Ryad, o nella seconda città per ordine di importanza, Jeddah, non è ancora chiaro.

”Non sono sicuro che venerdi succederà un gran che, ma ogni previsione è ardua”, ha dichiarato alla Reuters Mohammed al-Qahtani, capo dell’Associazione Saudita per i Diritti Civili e politici, ”perchè probabilmente sarà una sorta di esperimento”.

Per quasi due anni una eterogenea coalizione di liberal, attivisti per i diritti civili, islamici moderati sunniti e sciiti hanno raccolto petizioni e pubblicato dichiarazioni anti-governative, reclamando riforme politiche in un Paese dove i suoi governanti ritengono che di riforme e di proteste non vi sia bisogno, essendo in vigore la sharia, o legge islamica.

Ma non tutto è tranquillo. Nella provincia orientale straricca di petrolio gli sciiti, che in Arabia Saudita sono minoranza, da tempo accusano il governo di discriminarli e da tre settimane si sono dati a chiassose manifestazioni contro Ryad.

In questo stato di cose gli occhi del mondo sono su Ryad e il suo petrolio, perchè secondo certi analisti il barile di gregio raggiungerà i 200 dollari nell’eventualità che il regno venga investito da massicce proteste. Attualmente è a quota 115 dollari.

Ryad non ha visto proteste di rilievo da molti anni, ed ha pochi residenti sciiti. Ma il governo teme che i disordini nel vicino Bahrain, dove gli sciiti sono magioranza, potrebbero infuocare gli sciiti sauditi ed anche i sunniti. ”Credo che sarebbe significativo se le proteste colpissero Ryad, considerato che nella provincia orientale le proteste degli sciiti sono una sorta di consuetudine. Disordini a Ryad sarebbero tutt’altra cosa”, ha dichiarato un diplomatico occidentale dislocato nel Golfo.