Bagnasco invoca “senso della misura e sobrietà” per i politici e per i giudici

Pubblicato il 24 Gennaio 2011 - 17:01 OLTRE 6 MESI FA

Il cardinale Angelo Bagnasco

Nel discorso che ha aperto il Consiglio episcopale permanente, il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, è tornato oggi a citare l’articolo 54 della Costituzione, come aveva fatto nella Prolusione al Consiglio Permanente del 21-24 settembre 2009. ”Come ho già avuto modo di dire – ha ribadito – ‘chiunque accetta di assumere un mandato politico deve essere consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell’onore che esso comporta, come anche la nostra Costituzione ricorda”.

”Si moltiplicano notizie che riferiscono di comportamenti contrari al pubblico decoro e si esibiscono squarci – veri o presunti – di stili non compatibili con la sobrietà e la correttezza, mentre qualcuno si chiede a che cosa sia dovuta l’ingente mole di strumenti di indagine”, continua il cardinale Angelo Bagnasco, in uno dei passaggi in cui, pur senza citarlo, fa riferimento in modo più diretto al caso Ruby. ”In tale modo, passando da una situazione abnorme all’altra – avverte Bagnasco – è l’equilibrio generale che ne risente in maniera progressiva, nonché l’immagine generale del Paese”.

”Bisogna che il nostro Paese superi, in modo rapido e definitivo, la convulsa fase che vede miscelarsi in modo sempre più minaccioso la debolezza etica con la fibrillazione politica e istituzionale, per la quale i poteri non solo si guardano con diffidenza ma si tendono tranelli, in una logica conflittuale che perdura ormai da troppi anni”.

”La collettività guarda sgomenta gli attori della scena pubblica, e respira un evidente disagio morale. La vita di una democrazia – ha aggiunto – si compone di delicati e necessari equilibri, poggia sulla capacità da parte di ciascuno di auto-limitarsi, di mantenersi cioè con sapienza entro i confini invalicabili delle proprie prerogative”.

Nella realtà odierna troppo spesso prevale ”una rappresentazione fasulla dell’esistenza, volta a perseguire un successo basato sull’artificiosità, la scalata furba, il guadagno facile, l’ostentazione e il mercimonio di sé ”. E le prime vittime sono i giovani, perché ”il disastro antropologico in qualche modo si compie a danno soprattutto di chi è in formazione”.

“Nubi ancora una volta preoccupanti si addensano sul nostro Paese. Un Paese complesso – ha aggiunto poi nelle battute finali del suo intervento – richiede saggezza e virtù ”. ”E’ necessario fermarsi – tutti – in tempo, fare chiarezza in modo sollecito e pacato, e nelle sedi appropriate, dando ascolto alla voce del Paese che chiede di essere accompagnato con lungimiranza ed efficacia senza avventurismi, a cominciare dal fronte dell’etica della vita, della famiglia, della solidarietà e del lavoro”.