In Bahrein si lavora ad una trattativa: anche Hillary Clinton chiede le riforme

Pubblicato il 21 Febbraio 2011 - 13:18 OLTRE 6 MESI FA

MANAMA (BAHREIN)  – Restano tutti in Piazza della Perla, epicentro della contestazione a Manama, le migliaia di manifestanti, in maggioranza sciiti, che in Bahrein dallo scorso 14 febbraio stanno chiedendo con inusuale decisione riforme e cambiamenti strutturali, sull’onda delle rivolte in vari Paesi del Nord Africa.

Ciò mentre gli Usa fanno sentire da più fonti la loro preoccupazione e mentre la gara inaugurale del Gran Premio di Formula Uno resta in forse. Ma – anche – mentre l’opposizione si prepara al dialogo, avendo raccolto la solidarietà di vari ordini e categorie professionali. Dopo che la notte tra sabato e domenica è trascorsa senza problemi, altre tende vengono montate e si respira una certa fiducia anche se i giovani assicurano che verranno fatti turni di guardia onde evitare ”di essere attaccati a sorpresa dalle forze di sicurezza”. Come giovedì scorso quando, all’alba, la polizia attaccò i giovani che dormivano e ”ripulì ” l’intera zona, lasciando sul terreno quattro morti e un numero mai precisato di feriti. Ieri, in segno di solidarietà con i manifestanti, sulla piazza sono passati i cortei di diversi ordini e categorie professionali: insegnanti, operai dell’Aluminium Bahrain, medici e infermieri. Questi ultimi, in particolare, vorrebbero le dimissioni del ministro della Sanità, accusato di aver rallentato i soccorritori accorsi in aiuto ai manifestanti feriti.

Ma le azioni di forza per ora appaiono sospese: l’unione generale dei sindacati del Bahrein ha anche annunciato di aver revocato lo sciopero generale. ”Abbiamo ottenuto il ritiro dell’esercito dalla piazza e il diritto a manifestare liberamente … Per ora ci basta”, hanno spiegato. Ora la palla passa alla politica, con i vari gruppi d’opposizione che lavorano a ”un documento riassuntivo di tutte le loro richieste” da presentare alla famiglia dell’emiro, dal re al principe ereditario, allo zio primo ministro dall’indipendenza del 1971: i Khalifa insomma, che sono sunniti.

A loro ieri 20 febbraio si è rivolta anche il segretario di stato Usa, Hillary Clinton, definendo ”inaccettabili” le repressioni degli ultimi giorni e chiedendo che le autorità tornino ”al più presto” a percorrere la via delle riforme. ”Il Bahrein aveva avviato alcune riforme – ha dichiarato – e noi ci aspettiamo che torni al più presto su quella strada”. Dall’Arabia Saudita dove è arrivato ieri, le ha fatto eco il capo di stato maggiore Usa, Mike Mullen, che vuole ”rassicurare, discutere e capire ciò che sta accadendo”. Non andrà’ in Bahrein, dove c’è la base della Quinta Flotta americana, ma è fuori discussione che l’attenzione sarà focalizzata sul piccolo, ma altamente strategico, emirato.

le immagini delle proteste dei giorni scorsi, quando l’opposizione ancora si rifiutava di iniziare le trattative: