Berlusconi a Sarkozy: “Se bombardate Gheddafi chiudo le basi italiane”

Pubblicato il 31 Ottobre 2011 - 16:08 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi e Nicolas Sarkozy (Foto Lapresse)

ROMA – Erano i giorni in cui disse agli italiani: “Non gli ho telefonato, non lo voglio disturbare”. In realtà in quei giorni il presidente del Consiglio Berlusconi era furibondo con Nicolas Sarkozy, lo racconta il Washington Post. Il senso della rabbia del premier può essere sintetizzato così: “Se bombardate Gheddafi, chiudo le basi italiane”.

Minaccia poi sventata grazie al lavoro diplomatico di Hillary Clinton, segretario di Stato americano che evitò, così ha raccontato un diplomatico occidentale al quotidiano, che si arrivasse alla rottura della coalizione. Nel marzo scorso la guerra in Libia veniva ancora definita un “blitz”, roba da pochi giorni, al massimo settimane. Obiettivo, levare di mezzo il Colonnello Gheddafi così come la piazza libica chiedeva, dopo settimane di proteste civili. Erano i giorni in cui i primi attacchi francesi facevano la loro comparsa nei cieli della Libia, la Nato preparava un piano che riunisse gli sforzi di tutta l’alleanza, e Berlusconi si ritrovava nell’imbarazzante situazione di attaccare Gheddafi al quale fino a pochi mesi prima stringeva la mano e prometteva amicizia imperitura.

Proprio quegli attacchi francesi di marzo, scrive oggi il Washington Post, fecero infuriare Berlusconi. Il premier arrivò ad accusare l’Eliseo di voler, in questo modo, scavalcare la Nato e annullarne il ruolo. Lo scrive il quotidiano americano in un pezzo dal titolo ”Gli sforzi vitali di Hillary Clinton nella guerra libica”, in cui si elenca il lavoro dietro le quinte del capo dalla diplomazia americana a favore della tenuta dell’alleanza atlantica. Tanta era la rabbia di Berlusconi, scrive il Post, che Palazzo Chigi arrivò a minacciare la chiusura delle basi italiane, assolutamente necessarie per le missioni aeree Nato.

Il ministero degli Esteri ha preferito non commentare questa ricostruzione: ”Non commentiamo interpretazioni giornalistiche”. Ha risposto così il portavoce della Farnesina a una domanda sui retroscena pubblicati dal Washington post. ”L’Italia – ha aggiunto – ha partecipato sin dall’inizio con la massima convinzione e pienezza alla missione internazionale. E sull’azione dell’Italia hanno già riferito le massime autorità istituzionali”.