Biden: Nato risponderà se…Putin ha una linea da non varcare. Palcoscenico Italia: è l’ora dei non armiamoci e morite

Nato risponderà se Mosca userà "armi non convenzionali". Linea rossa per Putin che pone la guerra d'Ucraina a un bivio. La "follia" del Papa e, sui palcoscenici dove si recita la vita pubblica italiana, le performance degli "non armiamoci e morite".

di Lucio Fero
Pubblicato il 25 Marzo 2022 - 09:18 OLTRE 6 MESI FA
Biden: Nato risponderà se...Putin ha una linea da non varcare. Palcoscenico Italia: è l'ora dei non armiamoci e morite

Biden: Nato risponderà se…Putin ha una linea da non varcare. Palcoscenico Italia: è l’ora dei non armiamoci e morite FOTO ANSA

La Nato risponderà, la frase finora non era mai stata pronunciata. Finora la Nato si era preoccupata più e più volte di chiarire che nulla di militare la Nato avrebbe fatto in territorio ucraino, che non un soldato, non un intervento diretto…Il dubbio, legittimo, che fosse cosa buona e giusta dire così (l’alternativa è la guerra continentale almeno Nato-Russia) ma che la posizione della Nato fosse anche diventato garanzia ed incentivo per Putin. A Mosca potevano, hanno potuto dire e pensare: tanto la Nato non si muoverà, non risponderà.

Biden ha tracciato la linea rossa

Ora invece Biden ha detto a Mosca che nel caso di uso in Ucraina di “armi non convenzionali la Nato risponderà”. E la risposta sarà commisurata in tipologia e intensità a ciò che Mosca avrà ordinato alle sue truppe di fare sul campo. Putin non può più avere la certezza che, qualunque cosa faccia, la Nato resterà immobile. Una linea rossa da non varcare è stata tracciata. Questa scelta segna e cambia la natura della guerra in corso, ne può produrre un esito come il suo opposto.

Putin al bivio

L’asset strategico di cui Putin ora deve tenere conto, e cioè che oltre certi limiti la Nato risponderà, può indurre Mosca a consolidare il possesso della parte di Ucraina occupata e a dichiarare prima o poi conclusa la missione militare. Quindi niente presa di Kiev, niente cambio di governo ucraino. E niente macello di soldati russi e ucraini nelle battaglie nelle città. Per Putin la strada di cantar vittoria pur non avendola raggiunta, con il rischio concreto di ripercussioni e convulsioni interne di una Russia delusa e soprattutto economicamente stremata. Oppure Putin può ritenere quello di Biden, della Nato e dell’Occidente un bluff e non una reale linea rossa. E quindi proseguire la guerra letteralmente con ogni mezzo e considerando strategicamente l’invasione dell’Ucraina come la prima campagna di un lungo e più vasto confronto, anche militare, con l’Occidente.

Guerra sale di livello e scala gradini di escalation

Come era forse inevitabile, data l’enormità della scelta russa di invadere in armi un paese, la guerra quindi scala un ulteriore gradino di quella che si chiama escalation, la scala tra azioni e reazioni. Inevitabile che la Nato, i paesi occidentali pongano un limite all’azione militare russa, non fosse altro che per istinto di sopravvivenza. Se Mosca dovesse fare usare alle sue truppe armi chimico-biologiche o nucleari tattiche e di teatro e non ricevesse risposta, la difesa dei paesi  d’Europa sarebbe solo una vacua parola, la Nato e l’Occidente di fatto disarmerebbero unilateralmente e preventivamente, la guerra non finirebbe come immaginano (senza mai un solo riscontro in cinquemila anni di storia) i pacifisti senza se e senza ma.

Al contrario la guerra avanzerebbe, prima o poi spostando i suoi confini verso ovest. Al tempo stesso una linea rossa tracciata, nel caso Mosca la varchi, richiede la contro misura. E quindi un’azione militare della Nato. Con quel che ne consegue e quel che ne consegue nessuno sa cosa potrebbe essere: crollo di Putin? Scontro militare violento ma limitato nel tempo con successiva tregua e cessazione delle ostilità perché ci si fa troppo male? Guerra continentale? Guerra mondiale? 

Il Papa e la follia

Papa Francesco ha voluto gridare (gridare più che dire) che il 2 per cento del Pil per le armi è “una follia” e ha dato del “pazzi” a chi lo fa. Forse nel caso del 2 per cento Papa Francesco letteralmente non sa. Non sa che è impegno antico mai rispettato, non sa che è spesa militare in proporzione minima e contenuta rispetto alle esigenze materiali di difesa. Tuona come se denunciasse un paese che letteralmente spende tutto se stesso per armarsi, ma fa piovere solo micro goccioline di realtà: il 2 per cento del Pil serve e basta appena per avercele delle Forze Armate. A meno che il Papa non stia predicando l’abolizione di tutti gli eserciti da tutta la Storia.

Se così è, non pare sia questo il momento per cominciare. E al Papa non si può insegnare il mestiere del Papa, però una “follia” è anche la fede, una magnifica follia secondo i credenti. Una “follia” che ha alla sua base la certezza che questo mondo e questa vita siano per l’uomo minima, transitoria e propedeutica cosa per la vita vera, quella della città di dio. Forse da qui nasce una certa trascuratezza sulle sorti, in questo mondo e questa vita, delle città dell’uomo.

In processione dietro il Papa

Stamane Il Fatto, Il Riformista, il Manifesto e altra stampa pacifista si accoda in processione al Papa. Non armiamoci è il messaggio. Non armiamoli è l’ovvia conseguenza, non armiamo gli ucraini è la richiesta di ampi settori della Lega e non un euro per le spese della nostra difesa è l’ultimatum di Conte-M5S. E non poca gente, non poca opinione pubblica sente e segue le performance sul palcoscenico Italia di analisti, promoter, influencer del non armiamoci e non armateli gli ucraini. Gettate le armi, fate la pace. Non sparate, dialogate. Nessuno degli analisti, promoter e influencer del no armi mai armi si sofferma sulla circostanza: e se quello che invade continua a invadere, non dialoga, non si ferma, non butta le armi?

Paura, negazione, fuga

Spesso, troppo spesso il no armi armi mai viene declinato in maniera grottescamente opportunista. C’è una guerra, una guerra grossa. E’ umano e saggio aver paura di essere coinvolto. Però la paura e la voglia (questa sì matta) di restarne fuori in ogni modo e comunque determina in troppi casi negazione. Negazione della realtà. E, tanto per restare in analogia con la narrazione cristiana, determina il ripetuto rinnegare ciò per cui si combatte. Subisce rinnegamento la libertà, subisce rinnegamento la democrazia. Tutto è sacrificabile dal timor panico quando questo ti afferra. E quindi il no armi, mai armi è panico timore della realtà. Nel migliore dei casi. Sul palcoscenico della politica recitata e sul palcoscenico della comunicazione è spesso qualcosa di peggio: è opportunismo furbetto, vanità narcisa di un ruolo in commedia. Oppure semplice viltà civile. Che è pure una umanissima emozione, intollerabile però se messa in scena da pagliacci. Tutti a consigliare, oggi agli ucraini e domani a chi tocca: non armiamoci e morite.