ROMA – Bolsonaro all’Onu, come si suol dire, la fredda cronaca. Il presidente del Brasile ha detto di fronte al mondo che la foresta amazzonica è “virtualmente intatta”. Virtualmente? Intatta?
Bolsonaro presidente del Brasile ha detto di fronte al mondo che c’è un “malinteso scientifico”. Il malinteso è che l’Amazzonia sia il polmone del pianeta. Rifare dunque i libri di scuola, comunicare agli scienziati di non perseverare nel malinteso e smetterla con questa storia del pianeta come una palla di roccia e acqua globale che non rispetta i confini delle Nazioni.
Bolsonaro ha quindi comunicato al mondo che “l’Amazzonia non è patrimonio dell’umanità, l’Amazzonia è nostra”. Quindi farla finita con questa storia secondo la quale quella foresta pluviale che fine fa è affare di tutti gli umani, anzi a guardar bene di tutti i viventi.
Bolsonaro ha informato il mondo che gli indios sono in fondo favorevoli a sbaraccare un bel po’ di foresta, preferiscono lo sviluppo.
Bolsonaro ha chiarito che in Amazzonia questa estate qualche incendiuccio per vegetazione secca.
Bolsonaro ha quindi ammonito il resto del mondo a non impicciarsi, anzi a non permettersi proprio di parlare. Al resto del mondo Bolsonaro ha intimato di restare zitto e muto mentre il Brasile modello Bolsonaro i polmoni del mondo se li fuma lui deforestando mettendo al posto degli alberi piantagioni e miniere.
Bolsonaro ha detto che impicciarsi dell’Amazzonia è colonialismo, mentre farci quel che gli pare con l’Amazzonia è patriottismo.
La fredda cronaca di una arroganza fiera di essere tale. La fredda cronaca di una collana di bugie. La fredda cronaca di una volontà di deforestare per farci soldi, tanti, subito e maledetti. La fredda cronaca di una miseria culturale esposta e in cui ci si crogiola. La fredda cronaca di uno che fa male al mondo. La fredda cronaca di quali danni possa fare la volontà popolare, salvo poi pentirsi quando è troppo tardi.