Burkina Faso: esercito spara e seda piazza. Colonnello Zida sulle orme di Sankara

di Redazione Blitz
Pubblicato il 3 Novembre 2014 - 12:46| Aggiornato il 5 Novembre 2014 OLTRE 6 MESI FA
Burkina Faso: esercito spara e seda piazza. Colonnello Zida sulle orme di Sankara

Burkina Faso: esercito spara e seda piazza. Colonnello Zida (nella foto) sulle orme di Sankara

ROMA –  L’esercito si è imposto con la forza ieri nel Burkina Faso, mettendo a tacere migliaia di manifestanti – uno dei quali è rimasto ucciso – che contestavano la presa del potere da parte del colonnello Isaac Zida, 49 anni, gradito alle alte sfere militari. In serata, poi, i militari hanno assicurato che garantiranno un processo di transizione democratico, al termine di un incontro con tutti i principali leader dell’opposizione.

L’intera giornata è stata carica di tensione. Di prima mattina erano solo un migliaio le persone che avevano risposto agli appelli alla mobilitazione dell’opposizione e della società civile. Poi però la folla era andata aumentando e in tarda mattinata migliaia di manifestanti avevano lasciato Piazza della Nazione (culla della rivolta popolare che in pochi giorni ha costretto alla fuga il presidente Blaise Compaoré) dirigendosi verso la sede della radiotelevisione nazionale.

Scandivano slogan contro Zida, uguali a quelli urlati nei giorni scorsi prima contro Compaoré e poi contro il generale Traoré che per primo aveva dichiarato di assumere la funzione di capo dello stato. I militari hanno però giocato d’anticipo e, poco dopo le 14 ora locale, sono entrati nell’edificio sparando nel cortile dello stabile e prendendo il controllo di tutti i locali, dopo aver fatto uscire i dipendenti dell’emittente e i giornalisti stranieri.

Negli stessi minuti i manifestanti che ancora si trovavano in Piazza della Nazione venivano allontanati e dispersi dai soldati ed un giovane rimaneva ucciso. Un cordone impenetrabile impediva poi a chiunque di avvicinarsi. A tarda sera, l’attenzione era tutta rivolta all’incontro tra il nuovo uomo forte del Burkina Faso e le opposizioni. Al termine, le forze armate hanno confermato la promessa fatta ieri da Zida di un processo di transizione “democratico” con la partecipazione di tutte le forze vitali del Paese.

E stamattina alle 10, al ministero degli Esteri, il colonnello incontra il corpo diplomatico. Un appuntamento delicato visto che proprio oggi la comunità internazionale, pur non sprecando neppure una parola a favore dell’esiliato Compaoré, ha condannato con decisione la presa di potere da parte dei militari. Stati Uniti in testa, seguiti dall’Unione Africana e dall’Organizzazione regionale dell’Africa Occidentale (Ecowas-Cedeao), sono arrivati a minacciare “sanzioni” benché non possano dimenticare l’appoggio finora dato dal piccolo Paese africano alla lotta contro i jihadisti nel Sahel.

Anche l’Ue, attraverso il servizio di azione esterna, da ieri guidato da Federica Mogherini, ha fatto un appello all’esercito perché rispetti i diritti fondamentali della popolazione. Intanto l’ex presidente Compaoré si gode il suo rifugio dorato in Costa D’Avorio, nella mega-residenza del suo amico Alassane Ouattara a Yamoussoukro, dove è arrivato venerdì sera con molti familiari e collaboratori. Domenico Quirico, inviato speciale de La Stampa, riannoda i fili che legano la giovane generazione di militari al mito di Thomas Sankara, eroe della rivoluzione che negli anni 80 trasformò perfino il nome di Alto Volta in “Burkina Faso”, nazione degli uomini integri.

Sankara non è mai morto: nei mercati d’Africa, 27 anni dopo, trovi le magliette con il suo nome, ragazzi che lo conoscono solo sui libri di storia o nei racconti dei padri piangono se ne evochi il sacrificio. C’è una generazione Sankara che come per Mandela o il Che ne celebra gli anniversari su Internet. È questa vita di semplicità quasi di infanzia, di bontà e di santità in cui tutti cercheranno, sempre, una specie di rigenerazione morale. La sua biografia resterà il tesoro del mondo e l’eterna festa del cuore.

Campaoré è rimasto al potere 27 anni, si è fatto rieleggere con i brogli per due, tre volte. Tutto cambiava intorno, il deserto si animava di nuovi fanatismi, ma il Burkina Faso restava uno dei Paesi più poveri del mondo e lui presidente. In due giorni lo hanno spazzato via con clamore giacobino decine di migliaia di giovani della generazione Sankara, indignati dalle trame per una ennesima rielezione.

Campaoré è fuggito in Costa d’avorio, ora la transizione è confusa, ma emerge tra i pescecani del continuismo, generali obbedienti per trent’anni, un giovane colonnello, Isaac Zida: lo appoggiano i rivoltosi di Ouagadougou. Assomiglia, per molti, a Sankara. Nella capitale ronde festose puliscono le strade. (Domenico Quirico, La Stampa).