Cambridge Analytica, Zuckerberg: “Violati anche i miei dati”

Cambridge Analytica, Zuckerberg: "Violati anche i miei dati" (foto Ansa)
Cambridge Analytica, Zuckerberg: “Violati anche i miei dati” (foto Ansa)

WASHINGTON – Seconda audizione in due giorni per Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook, a Capitoll Hill per riferire circa lo scandalo Cambridge Analytica alla Camera dei Rappresentanti.

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Dopo i senatori, è il turno dei deputati della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti.

Alla domanda se anche i suoi dati personali siano stati venduti a ‘malevole terze parti insieme a quelli di 87 milioni di americani colpiti dal caso Cambridge Analytica, Zuckerberg ha risposto sì, ammettendo anche che “ci vorranno molti mesi per indagare le app che hanno preso i dati” da Facebook, in un numero indagato generalmente con “decine di migliaia di app”.

Zuckerberg ha inoltre ammesso: “In generale noi raccogliamo anche i dati di persone che non sono iscritte a Facebook per ragioni di sicurezza”, ma non ha specificato quali, confermando quanto emerso su alcune testate americane in queste settimane, ma mai ammesso direttamente dalla società. Ha anche confermato che la società non si era accorta che i propri dati erano stati venduti a terze parti e di aver appreso solo dai giornali del caso Cambridge Analytica: “A volte ci capita”.
Per quanto riguarda il modello di Facebook, Zuckerberg ha inoltre ammesso per la prima volta che il social media è responsabile dei contenuti pubblicati sulla piattaforma e che quindi di fatto si comporta come una media company: “Noi siamo una azienda tecnologica”, ha detto rispondendo ad un membro del Congresso, “perché il nostro lavoro è principalmente fatto da ingegneri e ci rivolgiamo alle imprese. Ma ora so che siamo responsabili anche dei contenuti pubblicati sulla nostra piattaforma quindi sì, siamo una media company”. Zuckerberg ha però tergiversato sulla responsabilità legale di quello che viene caricato sulla piattaforma.
Gli iscritti a Facebook dopo lo scandalo Cambridge Analytica “non sono diminuiti e le interazioni su Facebook non sono diminuite”, ha detto, ribadendo a più riprese che “i dati che si condividono sono sempre di proprietà degli utenti, che in ogni momento possono decidere se cancellarli”. Il ceo ha affermato che l’unica soluzione possibile alle fake news e ai discorsi d’odio sul social è la costruzione di “strumenti di intelligenza artificiale” più raffinati, in grado di controllare con più rigore i contenuti condivisi: “Per quante persone possiamo assumere non saranno mai sufficienti a controllare tutto quello che viene pubblicato”. E ha spiegato come Facebook ha intenzione di combattere le fake news con tre azioni già implementate: impedire a chi le diffonde di mettere contenuti a pagamento, costruire un sistema di intelligenza artificiale che riconosca e cancelli gli account, e una maggiore collaborazione con i fact checkers a cui sottoporre contenuti segnalati.
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