Hacker cinesi infiltrati per un anno in Camera Commercio americana

Pubblicato il 22 Dicembre 2011 - 12:50 OLTRE 6 MESI FA

La Camera di Commercio Americana a Washington

WASHINGTON, STATI UNITI – In una nuova tappa della lotta al cyber-spionaggio, l’Fbi ha scoperto che un gruppo di agguerriti hacker cinesi sono riusciti ad infiltrarsi nei computer della Camera di Commercio americana: per oltre un anno, a quanto pare, hanno potuto avere accesso ad informazioni su circa tre milioni di membri dell’associazione, rubando dati ed email.

Non e’ chiaro quanti dati siano stati compromessi nel corso dell’invasione, che e’ andata avanti fino al maggio del 2010 e che e’ una delle piu’ audaci di cui si abbia avuto notizia, riferisce il Wall Street Journal.

Secondo quanto ha dichiarato una fonte vicina alle indagini all’interno della Camera di Commercio, che e’ una specie di Confindustria americana, sembra che il gruppo di hacker protagonisti della vicenda siano sospettati dalle autorita’ americane di avere rapporti diretti con il governo di Pechino.

Le indagini hanno evidenziato che gli intrusi si sono concentrati in particolare su quattro funzionari dell’associazione che lavoravano sulle politiche con l’Asia e che le email che hanno ricevuto in sei settimane sono state rubate. Si tratta di una rivelazione che arriva peraltro a poche ore di distanza dal colloquio telefonico fra il segretario al Tesoro Usa, Timothy Geithner, e il vicepremier cinese, Wang Qishan, che hanno discusso le relazioni fra Stati Uniti e Cina.

Il mese scorso gli Stati Uniti hanno accusato esplicitamente Cina e Russia di spionaggio informatico ad agenzie governative, aziende e universita’ americane: un ”furto” di informazioni che in un rapporto e’ stato descritto come una minaccia alla sicurezza economica nazionale. In un documento elaborato per il Congresso dall’organismo nazionale per il controspionaggio sono state raccolte le valutazioni delle 14 agenzie di intelligence Usa e viene puntato senza mezzi termini il dito contro Pechino e Mosca. In Cina, si legge, ci sono ”i piu’ attivi e persistenti perpetratori di spionaggio economico”, mentre i servizi russi ”stanno conducendo una serie di attivita’ per raccogliere informazioni e tecnologia da obiettivi negli Stati Uniti”.

Non e’ stata certo la prima volta che Washington ha denunciato lo spionaggio nel cyberspazio, ma fino ad ora si era limitata ad accusare genericamente degli hacker, soprattutto cinesi, mostrandosi invece piuttosto riluttante a citare esplicitamente governi stranieri. In agosto, inoltre, la societa’ specializzata in sicurezza informatica McAfee aveva reso noto che negli ultimi anni oltre 70 organizzazioni e governi sono stati vittime di una vasta operazione di cyber-spionaggio, dietro la quale diversi esperti vedono la mano della Cina.

Respingendo gli attacchi, anche se indiretti, la stessa Cina ha dal canto suo piu’ volte affermato di essere vittima di ‘intrusioni’ informatiche e ha affermato che solo l’anno scorso ha subito 500 mila attacchi di questo tipo, di cui la meta’ provenienti dall’estero, e buona parte proprio dagli Usa. E anche ora, in questo caso, il Wsj ha chiesto un commento all’ambasciata cinese a Washington e si e’ visto rispondere da un portavoce che l’affermazione secondo cui l’attacco alla Camera di Commercio e’ partito dalla Cina ”manca di prove ed e’ irresponsabile” e che la questione degli hacker non dovrebbe essere ”politicizzata”.