Caso all’Onu: Obama “apre” all’Iran, delegazione israeliana assente. La versione ufficiale: “Si celebra il Sukkot”

Pubblicato il 23 Settembre 2010 - 18:09 OLTRE 6 MESI FA

Barack Obama

Barack Obama “apre” all’Iran (“Porte aperte per cercare soluzioni di pace”) e Israele “boicotta” il discorso del presidente statunitense all’Assemblea Generale dell’Onu? Durante l’intervento di Obama le sedie della delegazione israeliana sono rimaste vuote. Nonostante le smentite ufficiali (si celebra la festa di Sukkot, che proibisce agli ebrei qualsiasi attività ufficiale), i dubbi sono rimasti.

Solitamente, anche in caso di boicottaggio, almeno un funzionario di basso livello ascolta l’intervento in questione. A guidare la delegazione israeliana al Palazzo di Vetro è il ministro degli Esteri Avigdor Liebermann. Era presente invece la delegazione palestinese, con statuto di osservatore: c’era il presidente Abu Mazen con il ministro degli Esteri dell’Anp Riyad al-Malki.

Un portavoce della Rappresentanza Usa all’Onu, Marc Kornblau, ha in seguito “giustificato” l’assenza della delegazione israeliana, che sarebbe da legare appunto alla festa ebraica di Sukkot: è una delle feste legate al capodanno ebraico, ma non è una delle principali, che sono Rosh Hashanah, (l’inizio dell’anno) e Yom Kippur (il giorno del perdono).

Da parte sua, le autorità israeliane ha negato qualsiasi boicottaggio del discorso di Obama. Una portavoce della missione israeliana, Karean Perez, ha confermato la versione legata alla festa: ”No, non c’è stato nessun boicottaggio. Sukkot, iniziata ieri sera, è una festa sacra e oggi non ci siamo. Domani saremo presenti, e avevamo avvertito. All’Onu lo sanno”.

Il rispetto delle ricorrenze religiose ebraiche tra cui quella di Sukkot (Tabernacoli), che impongono l’astensione da ogni attività lavorativa, è una norma in vigore dalla costituzione dello stato ebraico sulla quale, tra l’altro, molto insistono i partiti religiosi.

Nel 1977 la presenza di membri del governo durante la cerimonia di consegna di nuovi aerei da combattimento giunti dagli Stati Uniti in Israele a sabato appena cominciato causò il ritiro dalla coalizione al potere del Partito Nazionale Religioso e la conseguente caduta del governo, allora diretto da Yitzhak Rabin nella sua prima esperienza di premier.