Cina. Parata monstre, navi in Alaska? A casa 300mila soldati

di Redazione Blitz
Pubblicato il 3 Settembre 2015 - 09:13 OLTRE 6 MESI FA
Cina. Parata monstre, navi in Alaska? A casa 300mila soldati

Ansa

ROMA – Cinque navi cinesi stanno attualmente operando nel mare di Bering, non lontano dalle coste dell’Alaska. Lo riporta il Wall Street Journal citando il Pentagono. E’ la prima volta attività di questo tipo nell’area viene rilevata dalle forze americane. Il presidente americano, Barack Obama, lascerà l’Alaska nelle prossime ore al termine di una visita di tre giorni.

Nel frattempo è iniziata oggi (3 settembre) a Pechino la parata militare organizzata per celebrare il 70/mo anniversario della fine della Seconda guerra mondiale. Sul rostro della Città proibita sono presenti il presidente della Repubblica e segretario del Partito comunista Xi Jinping, gli altri sei membri del Comitato permanente dell’Ufficio politico e gli ex presidenti Jiang Zemin e Hu Jintao. Prima dell’inizio della parata Xi Jinping, affiancato dalla moglie Peng Liyuan, ha ricevuto uno per uno tutti gli ospiti stranieri tra cui il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni.

Ma sarà su Piazza Tienamen che l’imponente dispiegamento militare davanti alla folla darà lo spettacolo più impressionante. Tutti i giornali concordano titolando la Cina “mostra i muscoli”. E in effetti insieme ai 12mila uomini e donne impegnati, tra i 500 mezzi militari di ogni tipo, spiccherà la prima esibizione, se le indiscrezioni trovano conferma,  del sistema d’arma più importante che verrà fatto sfilare oggi, il missile balistico anti-portaerei Dong Feng DF-21D, versione antinave del missile balistico a medio raggio DF-21, in grado di imbarcare anche testate atomiche, modificata per colpire le portaerei statunitensi.

Tuttavia, a parte le rassicurazioni del leader cinese Xi Jinping (“La Cina non persegue progetti egemonici”), dovrebbe fare più notizia, a proposito di esibizioni muscolari, l’annuncio di una forte riduzione delle spese militari, con il taglio secco di 300mila uomini. Del resto, sul fronte cinese, la preoccupazione più grande a livello globale è la frenata dell’economia cinese, annunciata dalle tensioni borsistiche, confermata dai dati del manifatturiero: non a caso oggi il Fondo Monetario, mentre intravede una ripresa mondiale moderata, pone quale priorità una “transizione dolce verso una crescita più sostenibile, contenendo le vulnerabilità” (Christine Lagarde, presidente Fmi).