Cina, il governo ci ripensa. La politica dell’unico figlio è dannosa per l’economia

di Licinio Germini
Pubblicato il 11 Aprile 2011 - 13:46 OLTRE 6 MESI FA

Bambini cinesi. Troppo pochi?

PECHINO, CINA – Le autorità cinesi introdussero nel 1979 norme di pianificazione familiare per cui a gran parte delle coppie non era permesso di avere più di un figlio. Trent’anni dopo il governo è fortemente tentato di fare marcia indietro, ma dopo tutto questo tempo non è facile come potrebbe sembrare.

Il New York Times cita l’esempio di Wang Hong e suo marito Zhang Jingfeng, tra coloro cui è stato concesso di aver un altro figlio. Ma la coppia, domiciliata a Yicheng, nel distretto di Hubei, Cina centrale, ha rifiutato.

Hanno un bimbo di 9 anni cui dedicano buona parte delle loro scarse risorse economiche. Per esempio, spenderanno due quinti del loro reddito annuo di 20 mila yuan (circa 3 mila dollari) per mandarlo in una scuola privata. ”Voglio che lui abbia la migliore istruzione per poter far carriera da grande”, dice Wang, 33 anni, ”ma se avessimo un altro figlio il nostro tenore di vita ne risentirebbe fortemente”.

Il ragionamento di Wang è lo stesso che fanno, sconsolati, i demografi, i quali già da tempo insistono perché la pianificazione famigliare dell’unico figlio venga abbandonata, pur rendendosi conto che ormai la grande maggioranza dei cinesi di figli ne vuole uno solo. Questo atteggiamento preoccupa anche gli economisti, secondo i quali il basso tasso di natalità che un tempo era un vantaggio ora non lo è più ed è destinato ad influire negativamente sulla crescita economica nazionale.

L’ascesa economica della Cina è stata dovuta in parte all’enorme aumento del numero di lavoratori riferito alla popolazione nel suo insieme. Questo aumento ha creato una forza lavoro a basso costo per le sue fabbriche, miniere e industria edilizia. Ora la consistenza di questa forza lavoro comincia a diminuire, avvertono i demografi, e continuerà a farlo sempre più nei prossimi anni.

Nel frattempo il numero degli anziani sta aumentando così velocemente che, secondo le proiezioni fatte, nel 2040 l’età media dei cinesi sarà più alta di quella degli americani, rispetto ai quali avranno però solo un terzo del loro reddito. Secondo gli esperti, quindi, la Cina sarà il primo grande Paese a diventare vecchio prima di aver raggiunto il pieno sviluppo economico.

Stanno pertanto aumentando le sollecitazioni dei demografi per l’abbandono della pianificazione famigliare, e lo stesso governo lascia intendere che è possibile un ripensamento, ma aumentano anche le preoccupazioni secondo cui la cultura dell’ unico figlio è ormai talmente radicata tra i cinesi che anche se le autorità volessero incoraggiare un più alto tasso di natalità potrebbero non raggiungere lo scopo.

E comunque non è che non ci stanno provando. Il premier Wen Jiabao ha dichiarato in parlamento che la Cina dovrebbe ”progressivamente migliorare la’attuale politica di pianificazione famigliare”. Secondo Wang Feng, capo del Centro Tsinghua per le Politiche Pubbliche di Pechino, ad essere sottoposte al regime dell’unico figlio è il 63 per cento delle coppie cinesi. E funzionari governativi hanno dichiarato che la pianificazione trentennale ha evitato 400 milioni di nascite.

Le parole del premier potrebbero preludere ad un rilassamento dell’attuale stato di cose. Ma osserva in proposito Arthur Kroeber, direttore di Dragonomics, un’azienda di ricerche economiche a Pechino: ”A mio giudizio la politica dell’unico figlio è ormai superata e dannosa, ma ritengo anche che se la abolissero oggi non avrebbe alcun impatto”.