Corea del Sud, il democratico Moon Jae-in eletto presidente

di Redazione Blitz
Pubblicato il 9 Maggio 2017 - 23:44 OLTRE 6 MESI FA
Corea del Sud, il democratico Moon Jae-in eletto presidente

Corea del Sud, il democratico Moon Jae-in eletto presidente

SEOUL – Moon Jae-in c’è riuscito al secondo tentativo ed è diventato il 19/mo presidente della Corea del Sud, atteso primo passo per sbloccare l’impasse sul braccio di ferro di Usa e alleati sul nucleare e i missili della Corea del Nord.

Il candidato Democratico, 64 anni, si è preso la rivincita dopo la sconfitta incassata nel 2012 ad opera di Park Geun-hye, prima donna a salire alla carica istituzionale più alta del Paese, decaduta per l’impeachment di marzo e finita in galera per il torbido scandalo su corruzione, abuso di potere e ricatti in combutta con la confidente e “sciamana” Choi Soon-sil.

Ex avvocato dei diritti umani, ex capo di gabinetto del presidente liberale Roh Moo-hyun, finito in carcere negli anni del regime di Park Chung-hee (padre dell’ex presidente), Moon ha vinto la corsa elettorale con la promessa di una nuova fase per rimediare alle aspre turbolenze degli ultimi mesi che, come in una tempesta perfetta, sono state istituzionali, economiche e diplomatiche, sia per i rapporti tesissimi ai limiti dello scontro militare con la Corea del Nord, sia per l’irritazione della Cina sui sistemi antimissile americani Thaad, sia per i malumori contro il protezionismo dell’alleato Usa dopo arrivo di Donald Trump.

“Costruirò una nuova nazione. Farò una grande Corea, una Corea orgogliosa. E sarò l’orgoglioso presidente di una nazione così orgogliosa”, ha detto rivendicando in piena notte la vittoria nei festeggiamenti con i sostenitori nell’area della grande piazza Gwanghwamun, il cuore di Seul. Rispettando i sondaggi, Moon si è trovato al 41,4% dei voti negli exit poll dei tre principali network televisivi locali Mbc, Kbs e Sbs, lontano dal 23,3% di Hong Joon-pyo, candidato conservatore del Liberty Korea Party (l’ex Saenuri di Park) e dal 21,8% del leader del People’s Party, Ahn Cheol-soo. In piena notte, alla fine dello spoglio dei 32 milioni di voti (l’affluenza al 77,2% è stata la più alta di oltre un ventennio), Moon ha segnato il 40,2% contro il 25,2% di Hong e il 21,5% di Ahn.

La proclamazione ufficiale dei risultati ci sarà domani mattina in una riunione della Commissione, mentre la cerimonia di giuramento e insediamento sarà pressoche’ immediata alla presenza del presidente del parlamento Chung Sye-kyun e di quello della Corte suprema Yang Sung-tae. “Spero che oggi diventi un giorno di apertura della porta a una nuova Repubblica di Corea”, ha aggiunto Moon assicurando tutto il suo impegno per “rendere operativi programmi di riforme che assicurino l’unità della nazione”.

Per gli osservatori, il neo presidente avvierà gli sforzi per un percorso d’allentamento delle tensioni col Nord, insieme a misure per ridurre i marcati squilibri sociali e favorire la parità di genere, rilanciare l’economia e la lotta alla diffusa. In campo, il riordino del sistema dei “chaebol”, le conglomerate a controllo familiare che operano come uno Stato nello Stato e il cui campione, il colosso Samsung, ha visto il suo capo de facto, Lee Jae-yong finire in galera travolto dallo scandalo Park.

Le elezioni sono capitate nel mezzo dei timori per il sesto test nucleare di Pyongyang: i toni concilianti e del diverso approccio hanno fatto finire Moon nel mirino dei gruppi conservatori sulle preoccupazioni per i benefici a favore del Nord e degli attriti possibili con Washington. Moon, che ha ricevuto i complimenti della Casa Bianca, non solo ha criticato l’accelerata sul dispiegamento dei sistemi Thaad, ma ha anche anticipato che avrebbe rivisto tutto il dossier se eletto. Stesso copione per l’accordo sulle “donne di conforto” (le schiave del sesso nei bordelli dell’esercito imperiale giapponese) siglato con Tokyo nel 2015.

Chiudendo i 10 anni di potere conservatore, Moon, che non avrà una maggioranza assoluta in parlamento, punta a quella che per gli analisti è la “quadratura del cerchio”: l’ambiziosa equidistanza e i buoni rapporti con il primo partner commerciale Cina e il primo partner diplomatico e militare, gli Usa.