Corea del Nord, sospetti sul terzo test nucleare: “Utilizzato uranio arricchito”

Pubblicato il 1 Aprile 2013 - 12:00| Aggiornato il 2 Dicembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

TOKYO, 1 APR – La Corea del Nord sembra avanzare verso programmi di ordigni atomici basati sull’uranio arricchito invece che sul plutonio, come fatto finora: è l’ipotesi del Washington Post, che riprende giudizi raccolti tra funzionari americani ed esperti indipendenti, insospettiti dalle insolite misure adottate da Pyongyang per nascondere i dettagli sull’arma nucleare usata il 12 febbraio, in occasione del terzo test.

Almeno due analisi sulla detonazione, scrive il quotidiano Usa nel suo sito online, hanno confermato che gli effetti dell’ esplosione sono stati notevolmente contenuti, con la dispersione di poche tracce radioattive nell’atmosfera. I primi due esperimenti, del 2006 e del 2009, hanno usato il plutonio delle scorte di materiale fissile che la Corea del Nord ha sviluppato a fine anni ’90. Mentre, un test riuscito a base di uranio (a quanto sembra il terzo) confermerebbe che Pyongyang ha trovato un altro percorso per produrre armi atomiche mettendo a pieno frutto l’abbondanza nel Paese di uranio naturale e nuove tecnologie di arricchimento (highly enriched uranium, Heu).

Queste ultime, inoltre, sarebbero motivo di timori concreti e forti per la cooperazione tra il regime comunista e l’Iran. Nei giorni dopo la detonazione, i sensori di Usa e Corea del Sud non rilevarono tracce di gas radioattivi, rilasciati di solito in questi casi, in nessuna delle 120 stazioni disposte per il monitoraggio sul confine e sottovento rispetto al sito di prova.

Un aereo giapponese, invece, registrò un picco d’isotopo radioattivo (Xeno-133), senza che i dati risultassero decisivi. L’assenza di dati fisici potrebbe suggerire un tentativo deliberato da parte della Corea del Nord di impedire il rilascio di gas rivelatori, magari grazie ad una camera di detonazione scavata in profondità e all’adozione di misure supplementari per prevenire la perdita di radiazioni. ”Ci sono poche informazioni, il che suggerisce che i nordcoreani stanno facendo un buon lavoro di contenimento”, ha ammesso uno dei funzionari citati in forma anonima dal Washington Post.