Crisi economica/ Brown come il Papa: “Per la ripresa servono etica e moralità”. Obama intanto è rimasto molto colpito dall’enciclica papale: “Alleati col pontefice sui temi sociali”

Pubblicato il 8 Luglio 2009 - 10:21 OLTRE 6 MESI FA

Il premier britannico Gordon Brown arriva al G8 con una certezza: «L’economia mondiale non potrà guarire se non si stabilisce che l’onestà morale è a fondamento dei mercati».  Un’affermazione, quella del premier britannico, che ricorda molto l’ultima enciclica di Benedetto XVI, il quale aveva dichiarato che la crisi economica finirà attraverso l’etica e la moralità. Dall’enciclica papale è rimasto molto impressionato anche il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, il quale afferma di essere rimasto molto colpito dai discorsi del pontefice, in particolar modo quando si parla di giustizia sociale. Denis McDonough, viceconsigliere Usa per la sicurezza nazionale, parlando ai giornalisti nella sala stampa itinerante della Casa Bianca. «Il presidente ha forti attese per l’incontro con il Santo Padre Papa Benedetto XVI per l’impatto della Chiesa e dei suoi insegnamenti non solo nel mondo e negli Stati Uniti ma in verità anche per la persona del presidente».

Una crisi economica che andrebbe dunque risolta attraverso l’etica, ecco perchè Brown pretende operazioni limpide e chiare:  «È necessario -spiega il premier britannico- condividere principi e regole di condotta che tutelino la trasparenza, che puniscano gli abusi, che impediscano di maturare ricchezze personali attraverso condotte in conflitto con gli interessi pubblici. La lezione che abbiamo imparato da questa crisi è chiara: irresponsabilità ed eccessi non sono consentiti. Si sbaglia una volta, non due».

Il premier inglese analizza poi il G8: «Il G8 non è morto e non morirà ma è chiaro che le sfide globali richiedono qualcosa di più del semplice consesso delle otto economie più ricche. Abbiamo bisogno di riunire attorno allo stesso tavolo un numero maggiore di Paesi. I temi in discussione, dalla ripresa dell’economia ai cambiamenti climatici, dalla fame nel mondo agli aiuti ai poveri, richiedono un ampio coinvolgimento. E con il coinvolgimento nascono gli accordi. Come si possono tenere fuori le economie emergenti, India, Cina, Brasile, Sud Africa? Il G8 continuerà a lavorare con altri Paesi ma credo che in futuro un ruolo sempre maggiore lo eserciterà il G20: è la sede opportuna per monitorare l’agenda globale su economia, investimenti, distribuzione delle ricchezze, energia, su tutti i problemi condivisi dal mondo sviluppato e da quello in via di sviluppo».

Sulla fame nel mondo e gli aiuti alle persone povere da parte dello Stato, Brown è chiaro: «La fame nel mondo è un’emergenza assoluta, una priorità. Ci sono un miliardo e cento milioni di persone che soffrono per la carenza di cibo. Non si può fare finta di niente. Noi dobbiamo garantire fondi sufficienti alle aree depresse del globo. In tal senso ci saranno un’iniziativa sia del presidente americano Obama sia della presidenza del G8. La recessione non è una scusa valida per venire meno a un impegno morale. Al contrario, con la recessione il nostro dovere di aiutare i poveri è persino più chiaro e forte. Sono convinto che ci troveremo tutti d’accordo su questo punto. Gli sforzi e gli investimenti per le popolazioni in difficoltà non possono fermarsi. Devono semmai aumentare. Il G8 non può fallire e non fallirà nel dare una risposta concreta, giusta e importante».