Crisi, il Nobel Krugman: “Possibile una recessione devastante in Cina”

Pubblicato il 21 Gennaio 2011 - 17:29 OLTRE 6 MESI FA

Paul Krugman

Una devastante crisi economica in Cina potrebbe essere dietro l’angolo, con effetti terrificanti in tutto il mondo: non lo esclude il Nobel dell’economia Paul Krugman, in un fondo pubblicato oggi, 21 gennaio, dal New York Times. Criticando il fatto che la Cina mantiene artificialmente basso lo yuan – limitando l’inflazione, in realtà più alta di quanto ammesso, alzando i tassi, limitando l’accesso al credito e controllando i prezzi al consumo – Krugman non esclude che ”la più nuova delle superpotenze economiche possa essere sulla via di una sorta di crisi economica, con danni collaterali per il mondo intero. Ma ne abbiamo proprio bisogno?”.

Il titolo del fondo, ”China goes to Nixon” è un sofisticato gioco di parole che ricorda lo storico viaggio del presidente Richard Nixon in Cina nel 1972, sancendo la ripresa delle relazioni tra Washington e Pechino. Krugman si riferisce in realtà alle politiche di controllo dei prezzi al consumo, che a suo avviso non funzionano.

”In particolare – scrive il Nobel – si tratta di una politica che ha fallito miseramente l’ultima volta che è stata tentata negli Stati Uniti, nel corso dell’Amministrazione Nixon (e, sì, ciò significa che proprio in questo momento la Cina sta andando da Nixon)”.

La politica dello yuan basso è negativa anche per la Cina, secondo Krugman, perché oltre a produrre disoccupazione negli Usa crea ”una economia surriscaldata e vulnerabile dal punto di vista dell’inflazione”. L’economista di Princeton ricorda che secondo alcuni esperti ”con i tassi attuali di inflazione, la sottovalutazione cinese potrebbe scomparire in due o tre anni: non abbastanza in fretta, ma prima di quanto molti si aspettino”.