Cuba. Raúl Castro liberalizza i barbieri

Pubblicato il 14 Aprile 2010 - 17:07 OLTRE 6 MESI FA

Dopo 42 anni Cuba privatizza i suoi “Figaro”. Come smacco al barbuto Lìder Maximo, la campagna di riforme di Castro junior, Raúl, comincia dai barbieri. Saranno loro i primi capitalisti di L’Avana, con loro arriverà qualche spiraglio di libero mercato nell’isola della Revolución di Fidel, il quale a causa della malattia nel 2008 ha lasciato le redini del Paese al fratello.

Raúl ha già dato ai cubani la possibilità di avere internet, di cucinare nelle pentole a vapore, di accogliere gli stranieri negli alberghi. Finora, però, erano tutte iniziative singole: adesso la svolta abbraccia un’intera categoria. Dal 1968 ad oggi tutto il piccolo commercio era nazionalizzato, nessuno poteva intascare denaro personalmente per un servizio elargito. Ci pensava, e poco, il governo.

Adesso i parrucchieri potranno prendere pettine e forbici e sfoltire i barboni simbolo dei rivoluzionari e guadagnare anche qualche pesos. Sui compensi però dovranno pagare il 15% di tasse e prendere in affitto il locale in cui lavorano, ma di fatto potranno mettersi in proprio.

Il fratello “cinico” del Lìder (come lo aveva definito il suo ex braccio destro Alcibiades Hidalgo), che ha sempre vissuto all’ombra di Fidel, ora prova a rinnovare il regime socialista liberando le piccole botteghe e i saloni di bellezza purché abbiano meno di tre poltrone per le loro ospiti.

Dopo la caduta dell’Unione Sovietica Fidel Castro venne praticamente costretto ad allentare la stretta sulle politiche economiche e aprì ai Paladar, i ristoranti privati a “las casas particulares”, ovvero le stanze in affitto fuori dal circuito degli alberghi e ai chioschetti di bibite.

Dopo vent’anni arriva un’altra svolta. La liberalizzazione dei barbieri, però, è solo l’inizio perché  a Cuba la crescita resta limitata: nel 2009 è stata dell’1,4% contro l’1,7% previsto, mentre per il 2010 il pil dovrebbe aumentare soltanto dell’1,9%. Spina nel fianco del governo castrista è la mancanza di liquidità, le importazioni si sono ridotte del 37% dopo la crisi economica mondiale.

Come ha detto lo stesso Raul parlando al recente congresso Joventud Comunista le sue riforme verranno attuate «piano e con cautela». Intanto “el bloqueo”, l’embargo Usa decretato nel ’62 è ancora vigente (nonostante 184 Paesi su 192 membri dell’Onu ne hanno chiesto la fine) e ha provocato perdite economiche pari a 83 miliardi di dollari, secondo una stima del ministro degli esteri, Felipe Pérez Roque.