Donald Trump lancia il “contratto con gli elettori”. Scontri a Portland e cortei a New York

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Novembre 2016 - 11:19 OLTRE 6 MESI FA
Donald Trump lancia il "contratto con gli elettori". Scontri a Portland e cortei a New York

Donald Trump lancia il “contratto con gli elettori”. Scontri a Portland e cortei a New York

PORTLAND – Donald Trump è il 45° presidente degli Stati Uniti, ma in diverse città continuano le proteste contro il neo-eletto che succederà a Barack Obama alla Casa Bianca. A Portland, nell’Oregon, la polizia ha usato lacrimogeni e granate stordenti per disperdere i centinaia di manifestanti che stavano marciando e bloccando il traffico. Negli spari e nella confusione generale una persona è rimasta ferita.

A New York invece oltre 10mila persone hanno formato una petizione per una maxi-protesta contro Trump che inizierà alle 18 ore italiana. Intanto Trump ha annunciato che inizierà subito a lavorare al suo “contratto con gli elettori“, un programma per rendere l’America “great again”, di nuovo grandiosa, in appena 100 giorni. Il primo effetto è stato l’interruzione degli sforzi di Obama per la sigla del Tpp, l’accordo di libero commercio trans-pacifico.

Un uomo è rimasto ferito da un colpo di pistola sparato durante le manifestazioni anti-Trump a Portland. Le forze dell’ordine hanno quindi sollecitato i cittadini a “lasciare immediatamente la zona” e ha invitato gli eventuali testimoni a farsi avanti. Secondo quanto riferiscono i media americani, il colpo sarebbe stato esploso mentre i manifestanti attraversavano il ponte Morrison, dopo che già erano stati lanciati lacrimogeni e granate stordenti per disperdere la folla che sta bloccando la città.

Intanto alle 12 a New York inizierà un corteo, le 18 in Italia, contro l’elezione di Trump. “Unitevi a noi per le strade! Fermate Trump e la sua agenda bigotta”, si legge nel messaggio postato dagli organizzatori su Facebook. La maxi protesta si snoderà da Union Square fino alla Trump Tower, residenza del magnate repubblicano mentre altri cortei sono stati organizzati in diverse città americane. Un altro corteo, già battezzato ‘marcia da un milione di donne’ è prevista a Washington il giorno dell’insediamento di Trump, il 20 gennaio, dopo le rivelazioni su suoi commenti sessisti contenute in un video.

L’amministrazione Obama ha inoltre sospeso i suoi sforzi per far passare al Congresso l’accordo di libero commercio trans-pacifico (tpp) prima che il presidente eletto si insedi, spiegando che il destino dell’intesa dipenderà dallo stesso Trump e dai deputati repubblicani. Lo riferiscono fonti dell’amministrazione, aggiungendo che Obama tenterà di spiegare la situazione ai leader degli altri 11 Paesi firmatari della partnership la prossima settimana in Perù, quando parteciperà ad un summit regionale.

D’altronde Trump, seguendo le orme di Silvio Berlusconi, ha iniziato a dare il via al suo programma di presidenza per rendere l’America “great again” in 100 giorni con un “contratto di Donald Trump con l’elettore americano” in 18 punti. Rinegoziare o ritirarsi dall’accordo commerciale Nafta tra Usa-Canada-Messico, rinunciare all’accordo transpacifico (ttp), dare mandato al segretario al Tesoro di etichettare la Cina come manipolatore valutario, deportare gli oltre due milioni di immigrati illegali criminali e cancellare i visti con i Paesi che non se li riprendono, questi sono solo alcuni.

Nel suo contratto, ora sotto l’esame dei media, Trump promette diverse riforme: cinque per eliminare la corruzione e la collusione con interessi speciali a Washington (limiti di mandato per i parlamentari e per i lobbisti), sette per proteggere i lavoratori americani (dai grandi accordi commerciali alla revoca delle restrizioni sull’estrazione di idrocarburi), cinque per ripristinare il ruolo costituzionale della legge (tra cui la sospensione dell’immigrazione dalle regioni affette dal terrorismo dove i controlli non possono essere sicuri).

Il regista Michael Moore però profetizza che Trumo non riuscirà a portare a termine il suo mandato. Moore, regista premio Oscar nel 2003 per ‘Bowling for Columbine’, che a luglio aveva profetizzato la vittoria del magnate repubblicano alle primarie e quindi alla presidenza, sostiene che si dimetterà o dovrà subire un ‘impeachment’ (messa in stato d’accusa) prima della fine del suo mandato:

“Il motivo per cui non dovremo soffrire per 4 anni è il fatto che Donald Trump non ha nessuna ideologia se non la sua. E quando ti trovi davanti a un narcisista come lui, potrà, forse involontariamente, infrangere le leggi e lo farà perché penserà solo a ciò che è meglio per lui”.

Secondo il regista, i democratici non cadranno nella disperazione dopo la vittoria-shock del tycoon e invece, Trump si rivelerà una benedizione per la sinistra.

“Resisteremo e ci opporremo. Sarà una resistenza massiccia, un milione di donne ha annunciato che marcerà nel giorno del suo insediamento. Sarà la più grande manifestazione mai organizzata”.