I droni sono diventati i potenti fulmini di Obama contro i terroristi

di Licinio Germini
Pubblicato il 3 Ottobre 2011 - 11:25 OLTRE 6 MESI FA

Un drone in volo sull'Afghanistan

WASHINGTON, STATI UNITI – L’uccisione nello Yemen con un drone della Cia del capo propagandista di Al Qaeda, Anwar al-Awlaki, viene considerata dai funzionari americani un’altra dimostrazione dell’efficacia e dei costi bassi di quell’arma nell’eliminare i nemici, ed è anche un segnale per cui la decennale campagna americana contro il terrorismo è giunta ad una svolta.

Disillusa dagli enormi costi e incerti risultati delle guerre in Iraq e Afghanistan, l’amministrazione del presidente Barack Obama ha deciso che i droni sono l’opzione militare migliore, assieme a fulminee azioni di commando come quella che ha ucciso Osama bin Laden in Pakistan, nella lotta contro le organizzazioni terroristiche.

”Le lezioni impartite dalle grandi guerre sono ovvie”, ha dichiarato al New York Times Micah Zenko, del Council on Foreign Relations. ”I costi in termini di sangue e spese sono immensi, e il risultato imprevedibile. Il sostegno degli americani ha praticamente toccato il fondo, e la gente che si va a liberare risentono della mostra presenza”.

La svolta verso i droni è anche il risultato di bilanci sempre più esigui, che non possono più finanziare l’invio oltremare di ingenti forze al costo di un milione di dollari per ciascun soldato. Continuamente perfezionati, i droni possono inoltre colpire zone dove per le truppe americane è troppo pericoloso avventurarsi. Ma anche loro costano.

Un drone in volo può apparire un velivolo di grande semplicità, con il pilota che lo manovra dagli Stati Uniti, ma non è esattamente così. Ogni drone è supportato da una squadra di 150 o più persone per riparazioni e messe a punto, oltrechè dalle intricate tecnologie che lo fanno volare. Ci sono poi gli esperti che studiano per ore i video ed i segnali radio che invia, al fine di raccogliere le informazioni di intelligence necessarie per ordinare un attacco.
Funzionari dell’aviazione militare hanno calcolato che per mantenere la rete di sorveglianza globale dei droni occorrono 5 miliardi di dollari. Il Pentagono ne ha chiesti altri 5 per l’anno prossimo.

Ma anche se questi costi sono pesanti, si tratta di briciole se paragonati a quelli delle grandi guerre. Uno studio della Brown University stima che quando le guerre in Iraq e Afghanistan saranno finite, agli Stati Uniti saranno costate tremila miliardi e 700 milioni.

Gli esperti militari rilevano che, utilissimi contro i terroristi, il valore dei droni in altri tipi di potenziali conflitti, con la Cina, la Corea del Nord, potenze nucleari, e l’Iran è limitato. Se fosse necessaria la forza militare come deterrente o per attaccare, il compito maggiore toccherebbe alle forze tadizionali, come navi da guerra e aerei da combattimento.

Zenko, del Council on Foreign Relations, ha osservato che i successi recenti dei droni hanno indotto alti funzionari dell’amministrazione Obama a prospettare la possibilità che l’annientamento di Al Qaeda sia a portata di mano. Ma secondo Zenko la storia insegna che i movimenti terroristici non sono quasi mai distrutti con la forza militare. ”Ci sono altri strumenti – dice – come la diplomazia, l’interscambio commerciale e gli aiuti per lo sviluppo, ma di questi tempi vengono trascurati perchè tutta l’attenzione è rivolta ai droni”.