Egitto. I cristiani si preparano all’avvento del nuovo clima politico

di Licinio Germini
Pubblicato il 1 Dicembre 2011 - 15:33 OLTRE 6 MESI FA

La chiesa cristiana copta di San Marco al Cairo

IL CAIRO, EGITTO – Per i cristiani copti dell’Egitto la prima tornata delle elezioni rappresenta l’inizio della democrazia nel Paese, ma essi non celano il timore che la grande prevalenza prevista in parlamento per il partito Libertà e Giustizia della Fratellanza Musulmana possa introdurre la legge islamica.

Questo timore ha già avuto conseguenze sulla comunità cristiana. Naguib Gibrael, esponente della chiesa Copta, ha dichiarato al New York Times che da quando la rivolta popolare del gennaio scorso ha rovesciato il regime dell’ex-presidente Hosni Mubarak, 100 mila famiglie cristiane hanno lasciato l’Egitto.

Per contrastare l’avanzata della Fratellanza Musulmana la chiesa copta di San Marco al Cairo ha incoraggiato i suoi parrocchiani a votare per i laici del Blocco Egiziano, formato da candidati musulmani e cristiani. Il vescovo Danial, leader spirituale  dei copti nel sobborgo cairota di Maadi, domenica ha pronunciato nella chiesa un discorso in cui, dopo aver esortato a respingere l’odio in favore della compassione, ha affrontato argomenti politici.

”Questa elezione è molto importante per noi, e forse la situazione non è stabile come avremmo voluto prima del voto, ma dobbiamo partecipare. Questa è libertà e democrazia”. Ha poi avvertito: ”D’altra parte, la Fratellanza Musulmana è molto organizzata”. Il vescovo ha proseguito dicendo che ”esponenti copti si sono incontrati con musulmani e cristiani moderati del Blocco Egiziano e noi lo appoggiamo”.

Il Blocco Egiziano è una nuova coalizione formata in prevalenza da tre partiti: il neo-liberale Free Egyptians, vicino al mondo degli affari, il partito Gathering, di tendenze socialiste, e i Social Democratici Egiziani. Tutti sono per la separazione del potere religioso da quello governativo, e contrari alla potenziale introduzione dell’islam in politica.

I copti, che sono la maggioranza dei cristiani nel Medio Oriente, sono cristiani egiziani i cui antenati risalgono al primo secolo. In Egitto, su una popolazione di 85 milioni sono 10 milioni. Sebbene i cristiani ed i membri di altre religioni di minoranza sono liberi di praticare i loro culti, la più severa interpretazione dell’islam avvenuta nel corso degli ultimi 30 anni li ha fortemente marginalizzati.

Secondo un rapporto del Dipartimento di Stato sulla libertà religiosa in Egitto pubblicato a settembre, nella seconda metà del 2010 i cristiani avevano meno del 2 per cento dei seggi nelle due camere legislative. Nelle ultime elezioni parlamentari durante il regime di Mubarak, degli 839 candidati del suo Partito Nazionale Democratico, solo 10 erano copti.

Scontri tra musulmani e cristiani sono avvenuti con frequenza. I più recenti sono stati il 9 ottobre, quando centinaia di copti e gruppi di musulmani hanno marciato sul palazzo cairota che ospita radio e televisione di stato per protestare contro le autorità che non hanno indagato sull’incendio di una chiesa ad Aswan. La dimostrazione è degenerata quando i soldati di guardia al palazzo hanno sparato contro i protestari e li hanno travolti con i loro mezzi blindati. La protesta, che peraltro aveva ottenuto il permesso della giunta militare al governo, si è trasformata in un campo di battaglia con 28 morti e 325 feriti.

Ala messa di San Marco tutti gli intervistati hanno detto che rimarranno in Egitto anche se gli islamici vinceranno le elezioni, confidando in un sistema democratico che favorirà i musulmani ma che includerà anche i rappresentanti dei copti. ”Vinceranno gli islamici – ha dichiarato Ayman Fahmy  un medico di 52 anni – ma noi vigiliremo per vedere se tenteranno di impadronirsi del parlamento e redigere la costituzione a modo loro”. Se ciò succedesse, ”la gente si riverserebbe di nuovo nelle strade per protestare, ma se si raggiungesse un consenso non ci saranno problemi”.