Egitto, il Cairo sotto assedio: l’esercito blinda piazza Tahrir. Caccia sui manifestanti. Gli Usa evacuano i propri cittadini

Piazza Tahrir, la piazza del Cairo principale teatro delle proteste egiziane iniziate lo scorso 25 gennaio, è stata questa mattina, 30 gennaio, sigillata dall’esercito. I carri armati sono stati schierati in modo massiccio in ogni via o viale che conduce alla piazza, i caccia sorvolano Il Cairo a bassa quota sui manifestanti, mentre nelle altre strade principali del centro cittadino, sin dalle prime ore dell’alba la polizia militare ha organizzato posti di blocco. Il coprifuoco imposto venerdì non è ancora stato revocato.

Nel primo pomeriggio le Forze armate egiziane sono entrate  anche a Sharm el Sheik. L’esercito egiziano è arrivato a Sharm el Sheikh grazie dell’autorizzazione israeliana ottenuta due giorni fa quando si è dispiegato a El Arish, nel nord del Sinai. L’autorizzazione era necessaria perché, in base all’accordo di pace concluso tra Egitto e Israele nel 1979, la penisola del Sinai è una zona demilitarizzata.

Nella tarda mattinata quattordici cadaveri sono stati trovati in una moschea nei pressi di una prigione al Cairo, dopo una rivolta. I quattordici cadaveri sono stati portati un una moschea nei pressi della prigione di Abu Zaabal, 40 km a nordest del Cairo, dove stanotte c’è stata una rivolta di detenuti. “Tutti i detenuti della prigione di Abu Zaabal sono evasi dopo la rivolta”, hanno detto gli abitanti del quartiere, dove spari sono stati sentiti all’inizio del pomeriggio. Un membro dei comitati popolari organizzati per proteggere i quartieri ha indicato che fra i 14 morti nella mosche ci sono due poliziotti. Gli altri sono detenuti. Secondo un abitante “ci sono molti altri cadaveri”.

Nella notte in un’altra evasione migliaia di detenuti sono fuggiti dal carcere di Wadi Natrun, a nord del Cairo. Tra loro anche molti estremisti islamici, che prima di fuggire si sono impossessati delle armi delle guardie.

Nella località Al Qantara, 5 km a est di Suez, i saccheggiatori ha preso d’assalto il museo archeologico locale, il maggiore di tutto la penisola del Sinai. Il museo contiene circa 3.000 pezzi, in parte trafugati e in parte danneggiati. La polizia è assente dalla città.

La Borsa e la Banca centrale egiziane rimarranno chiuse anche oggi, per il secondo giorno consecutivo, a causa dell’instabile situazione del Paese.

L’ambasciata americana al Cairo ha invitato i cittadini statunitensi a lasciare l’Egitto prima possibile. Lo riferisce la tv Al Arabiya. L’ambasciata ha reso noto in una dichiarazione che i voli per l’evacuazione dei cittadini americani cominceranno domani, lunedì 31 gennaio.

Gruppi di turisti italiani stanno tentando di lasciare Sharm el Sheikh ma hanno difficoltà a partire. Lo riferiscono all’Ansa testimoni all’aeroporto della città sul mar Rosso. Gli aerei della Egypt air sono bloccati a causa della mancanza di connessioni al Cairo con voli internazionali.

La tv araba Al Jazira ha dato notizia che il suo ufficio nella capitale egiziana è stato chiuso: ”Le autorità egiziane hanno deciso la chiusura dell’ufficio di Al Jazira al Cairo e ritirano gli accrediti ai suoi corrispondenti”, ha annunciato la stessa tv satellitare in una scritta in sovrimpressione. Per vari minuti la maggiore emittente televisiva del Qatar, che in arabo ha contribuito a far seguire in diretta in tutto il mondo la rivolta in Egitto, ha trasmesso pubblicità e parte di un documentario, prima di riprendere con le informazioni.

Anche se il presidente Hosni Mubarak ha nominato un nuovo governo, la rivolta non si placa. La conta dei morti ha toccato ieri quota 102, mentre i feriti sono più di di 2mila. La giornata di ieri ha visto cambiare gli obiettivi delle violenze:  un’ondata di saccheggi è dilagata nelle zone residenziali della capitale, spingendo l’esercito a lanciare un appello ai manifestanti ad aiutarlo a controllare le strade e le proprietà. Vandali hanno assaltato il museo egizio del Cairo rompendo le vetrinette di esposizione, e lasciando a terra, spesso in pezzi, preziosi reperti dell’antico Egitto, prima che l’esercito prendesse il controllo dell’edificio.

L’entrata in scena dei soldati, a lungo invocati dai manifestanti esasperati dalle violenze della polizia, ha però contribuito a portare un clima meno avvelenato nelle piazze invase da migliaia di persone, in barba al coprifuoco anticipato di tre ore rispetto a venerdi. Pur avendo l’ordine di essere intransigenti con chi non rispettasse la consegna di non essere in strada dalle 16 alle 8 del mattino, i soldati nei loro cingolati e carri armati non sono intervenuti. In molti casi hanno simpatizzato con i manifestanti che hanno pacificamente preso d’assalto i blindati scambiandosi pacche sulle spalle e strette di mano con i militari.

Nessuna reazione è venuta dai soldati nemmeno quando la gente è rimasta in strada dopo l’annuncio delle nomine fatte dal rais Hosni Mubarak. Il presidente, che la scorsa notte aveva preannunciato la formazione di un nuovo governo,ha provveduto a nominare un vice, Omar Suleiman, potentissimo fedele capo dei servizi segreti, e titolare di dossier delicati come quello del negoziato palestinese, da tempo indicato come possibile successore di Mubarak alle presidenziali previste per la fine di questo anno.

A capo del governo Mubarak ha indicato Ahmed Shafik, ministro dell’aeronautica civile. Entrambi sono generali così come sono legati all’esercito o comunque alle forze di sicurezza secondo indiscrezioni dei media. Alla difesa sarebbe andato il capo di Stato maggiore Sami Anan mentre agli Interni sarebbe stato nominato un altro generale Ahssan Abdel Rahman.

Le decisioni del rais non hanno soddisfatto le folle e nemmeno gli oppositori politici. Per i Fratelli musulmani e per Mohammed El Baradei, leader del movimento per la riforma, la nomina di Suleiman e di Shafik deve solo essere il preludio per la fine del regime Mubarak e l’avvio di una transizione pacifica che porta alle riforme. Anche i manifestanti sono rimasti in piazza dopo le nomine per segnalare il loro scontento. Molti sono tornati alle loro case per prendere parte a una sorta di ronde popolari che i condomini stanno mettendo in piedi in molti quartieri per vigilare contro l’arrivo di bande saccheggiatori. Armati di coltello e talvolta di armi da fuoco assaltano negozi, grandi magazzini, automobili e case private per rubare, ma secondo molti egiziani anche per creare il caos.

Come avviene dall’inizio della protesta, anche ieri si sono rincorse voci su fughe all’estero, poi smentite, dei figli di Mubarak Gamal e Alaa, il primo insistentemente indicato come suo possibile delfino. Dati entrambi a Londra con la famiglia, la notizia è stata smentita dalla tv di Stato. Una ventina di jet privati ha però effettivamente lasciato il Cairo per Dubai e uno anche per l’Italia. A bordo di quest’ultimo c’era la famiglia di Neguib Sawiris, patron della Wind.

A livello internazionale la preoccupazione resta forte. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, al termine del suo incontro con lo staff della Sicurezza Nazionale ha rinnovato il suo appello a fermare le violenze e a favore della moderazione. Il presidente francese Nicolas Sarkozy, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il premier britannico David Cameron hanno lanciato un appello congiunto a Mubarak perché “eviti ad ogni costo l’uso della violenza contro civili disarmati”, e ai manifestanti affinché “esercitino pacificamente i loro diritti”.

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