Usa: Rahm Emanuel lascia, scende in campo la first lady Michelle

Pubblicato il 1 Ottobre 2010 - 10:56 OLTRE 6 MESI FA

Rahm Emanuel

Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, annuncia venerdi che il suo capo di gabinetto, Rahm Emanuel, lascera’ la Casa Bianca per candidarsi a sindaco di Chicago, la sua citta’, a febbraio dell’anno prossimo.

Lo sostituira’ Pete Rouse, uno dei consiglieri di alto livello dello stesso Obama. Ufficialmente la Casa Bianca si limita a dire che Obama fara’  un doppio annuncio ma la stampa americana nel suo insieme da’ per sicuro l’addio di Emanuel, gia’ ventilato all’ inizio della settimana.

Emanuel, considerato uno degli artefici dell’elezione di Obama alla Casa Bianca, verra’ sostituito da Rouse insieme con David Axelrod e Valerie Jarrett. Rouse, che si e’ tra l’altro occupato della chiusura (non ancora realizzata nonostante le promesse iniziali) del carcere cubano di Guantanamo, ha 64 anni ed e’ single.

Il consigliere presidenziale ha lavorato al Senato degli Stati Uniti per 30 anni e conosce l’istituzione a memoria. Era stato lui a guidare i primi passi di Obama a Capitol Hill dopo la sua elezione a senatore dell’Illinois nel 2004. Obama ha scelto quindi la continuita’. Nella lista di potenziali sostituti di Emanuel si erano citati alcuni esterni, tra due famosi italo-americani: Leon Panetta, l’attuale numero uno della Cia; John Podesta, l’ex capo di gabinetto dell’ex presidente Bill Clinton (ma si dice non interessato).

La partenza di Emanuel sara’ per Obama l’occasione di iniziare seriamente a pensare alla nuova squadra in vista delle presidenziali del 2012, dato che le prospettive per le politiche di meta’ mandato, a novembre, non sono rosee. Potrebbe andarsene dalla Casa Bianca anche il suo consigliere David Axelrod (per rimettere a posto la squadra elettorale di Chicago, la citta’ di Obama), e potrebbe giungere David Plouffe, uno degli artefici dell’elezione di Obama alla Casa Bianca.

Tra i promossi ci potrebbe essere Robert Gibbs, l’attuale portavoce, uno dei fedelissimi del presidente. Chi viene dato infine in partenza, e’ il Consigliere per la Sicurezza Nazionale Jim Jones, che non e’ mai riuscito a far parte della cerchia dei fedelissimi. Al suo posto potrebbe giungere Susan Rice, l’attuale ambasciatore Usa all’Onu.

Ma ad arrivare in soccorso del marito in difficoltà è la first lady Michelle. Il presidente degli Stati Uniti aveva detto che quello elettorale del 2010 sarebbe stato per i democratici un ”autunno caldo”, ma nemmeno lui si aspettava un mese di settembre tanto difficile. Dopo l’uscita di scena del suo consigliere economico Lawrence Summers (che fa seguito a quelle di Peter Orszag e Christina Rhomer), lascera’ l’incarico anche il supervisore del piano salva-banche, Herbert Allison.

Per Obama tutte queste uscite rappresentano l’ennesimo segnale negativo, che comprova il verticale calo di consenso subito dal presidente dal giorno del suo insediamento. L’ultimo sondaggio CNN ha valutato che nell’arco di un anno il tasso di gradimento nei suoi confronti e’ passato dal 62% di un anno fa al 49% di oggi, mentre e’ salito al 53% il tasso di disapprovazione.

Anche per questo la Casa Bianca ha annunciato che nel mese di ottobre si appresta a entrare direttamente in campo la first lady. A differenza del marito, Michelle puo’ contare su un tasso di approvazione ancora altissimo (62%, contro un tasso di disapprovazione del 22%). I democratici la considerano la vera ”arma segreta” per il rush finale della campagna elettorale prima delle elezioni del prossimo 2 novembre e la Casa Bianca ha ufficialmente confermato il futuro impegno elettorale della first lady.

Fara’ campagna a fianco dei candidati democratici in Wisconsin, Illinois, Colorado, nello Stato di Washington e in California. Ma, in quanto first lady, cerchera’ di evitare i toni urlati tipici di una campagna elettorale. Michelle piu’ che altro partecipera’ a incontri per raccogliere fondi, e – hanno spiegato i suoi collaboratori – se prendera’ la parola, sara’ soltanto per sostenere la candidatura del singolo candidato.

A solo 50 giorni dal voto, mai come oggi i democratici hanno bisogno di una spinta per cercare di contenere la forza di cui godono i Tea Party. Il ‘no’ del Senato sui soldati gay rappresenta solo l’ultimo smacco dell’amministrazione. Nello stesso tempo, i sondaggi danno in difficolta’, a New York, anche Andrew Cuomo, governatore statale dato fino ad oggi ampiamente per favorito nella corsa contro il repubblicano Carl Paladino (vicino ai Tea Party). Nelle intenzioni di voto, Cuomo dal primo settembre e’ sceso dal 60% al 49%, Paladino e’ salito dal 23% al 43%.