Una montatura afghana, una “furbata” di Roma, l’ambiguità di Emergency

di Lucio Fero
Pubblicato il 12 Aprile 2010 - 15:38| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Gino Strada

E’ il giorno dopo il loro arresto e i notiziari annunciano: “Giallo sulla confessione dei tre italiani accusati in Afghanistan”. In realtà non c’è nessun “giallo” né ci potrebbe essere, Matteo Dell’Aira, Matteo Pagani e Marco Garatti non hanno confessato un ben nulla e nulla potrebbero confessare.

La storia che li vuole coinvolti in un progettato attentato ai danni del governatore afghano della provincia dove sta il loro ospedale non sta in piedi. È impossibile, impensabile, posticcia prima ancora che falsa. E non perché i tre di Emergency siano italiani, medici e pacifisti, quindi “buoni” a prescindere in quanto appunto nostri connazionali, gente che cura il prossimo, gente che fa la guerra alla guerra.

La storia dell’attentato da mettere in atto nell’ospedale di Lashkar Gah è “tecnicamente” risibile e male fa il governo italiano ad attendere ambiguamente “chiarimenti”. Non c’è nulla da chiarire: le autorità afghane si sono inventate un’accusa per regolare antichi e grossi conti con Emergency e hanno rifilato uno schiaffo anche all’Italia che è lì con tremila soldati, con soldati che hanno perso la vita, governo italiano che non è stato gratificato neanche di una telefonata prima che fossero arrestati tre suoi cittadini da uno Stato e un governo sostenuto con il sangue e con i soldi dal nostro paese.

Governo italiano ambiguo pensando di essere scaltro, come si legge nelle parole fredde e malamente furbe di Frattini e  La Russa, ministro degli Esteri e della Difesa.

Ambiguo però non è solo il governo, qui e oggi. Ambigua e da anni è Emergency. Non nel curare feriti non domandando loro da che parte combattono. Questa è nitida missione e convinzione sanitaria e umanitaria. Ambigua è da anni la posizione dell’organizzazione di Gino Strada che da anni si ripara dietro un esile: “Né con i talebani né con la Nato”. Sembra una posizione di neutralità ma non lo è. Se da anni sostieni con forza e in pubblico che i soldati occidentali sono “invasori” e “truppe di occupazione”, se ad ogni azione militare della Nato dichiari che è solo e soprattutto “strage indiscriminata di civili”, se dichiari “terrorista” il governo di Kabul, questa non è neutralità. Questo è schierarsi, schierarsi per le proprie legittime idee. Puoi farlo ma non puoi, senza essere ambiguo, malamente e scaltramente ambiguo anche tu, ricondurre questo schierarsi ad una missione sanitaria.

Emergency in Afghanistan fa meritoriamente ospedale, ma non fa solo ospedale. Fa politica, legittima politica anti occidentale. Ma politica è e con il metro della politica va giudicata. Metro che l’approssimativo, molto approssimativamente democratico potere afghano non conosce e non pratica. Infatti arresta con un pretesto. Metro che però Gino Strada ed Emergency eludono e irridono quando parlano dell’offensiva anti talebana in corso e in preparazione come una spedizione punitiva contro le popolazioni che gli eserciti e i governi occidentali vogliono nascondere.

Se così la pensi, se così la racconti e denunci, non puoi allora meravigliarti che i combattenti talebani ti sentono come un alleato anche se non lo sei. E se quelli dall’altra parte ti sentano come un nemico. Emergency è sicuramente innocente da terrorismo, le autorità afghane sono sicuramente colpevoli di montatura, il governo italiano è sicuramente ignavo. Ma Emergency pratica e teorizza un pacifismo militante che è scelta politica e di schieramento. Scelta per cui merita rispetto e garanzie ma non l’aureola. Non vige l’obbligo ad essere d’accordo politicamente con Emergency. Sono medici e italiani, ma, quando fanno politica, anche i medici “sbagliano”. Quindi, fuori subito dalle galere quei tre e, fuori da ogni ambiguità, essere in disaccordo con Emergency politica può essere, anzi talvolta è, cosa saggia e giusta.