Ennahdha in Tunisia: ci sarà un effetto domino in nordafrica?

Pubblicato il 25 Ottobre 2011 - 20:11 OLTRE 6 MESI FA

TUNISI, 25 OTT – E' stata la prima a ''fare la rivoluzione'', la prima a darsi una agenda (piu' o meno rispettata) nel percorso verso la democrazia; e' stata anche la prima ad andare al voto e sara' la prima ad avere, come ''amministratore delegato'' del suo futuro un partito islamico.

La Tunisia, quindi, da oggi volta pagina, e lo fa in modo deflagrante, perche' in appena sei mesi, e soprattutto seguendo una strada fatta interamente di momenti democratici, sta affidando il suo futuro a un partito dichiaratamente confessionale come Ennahdha che, da qui a un anno, dovra' fare capire cosa intenda veramente per governare.

Il partito di Rached Ghannouchi ha condotto la campagna elettorale facendo leva soprattutto sulla rabbia della gente, dopo anni di rapace regime dittatoriale. Un punto di partenza che si ritrova anche in Egitto e in Libia, dove la gente e' scesa in piazza per combattere un sistema di potere incentrato su una oligarchia familistica, un connotato comunque che induce a pensare che quanto accaduto in Tunisia, nelle elezioni per la Costituente, possa essere seguito e imitato anche nei Paesi in cui, per decenni, le sorti di un popolo erano in mano a clan familiari.

Ma le situazioni di partenza sono diverse. In Egitto, al di la' del pugno di ferro dichiarato da Mubarak, la presenza dei Fratelli Musulmani non e' stata mai cancellata veramente, una specie di tolleranza occulta, seppure sempre negata, che probabilmente ha disinnescato, negli anni, potenziali momenti di scontro aperto.

In Libia la presenza islamista era, per cosi' dire, limitata alla sfera personale e gli integralisti erano in concentrati in Cirenaica. Ma ora, con Mubarak e Gheddafi fuori dal gioco, gli islamici, integralisti o neo, hanno rialzato la testa, facendo capire di essere pronti, come accaduto in Tunisia, a entrare nella partita. Magari seguendo il modello tunisino, in cui l'Islam si presenta moderato, aperto alle istanze di tutti, modulato sul rispetto delle liberta' di tutti.

La Tunisia, comunque, puo' essere un modello se Libia ed Egitto usciranno da alcune 'sabbie mobili' che sono, ad esempio, la presenza di minoranze religiose (ma anche economiche) che si sentono vessate e che vogliono ribellarsi e la parcellizzazione della societa' in strutture parallele allo Stato (le famiglie e le tribu') e che hanno sempre cercato di non farsi sottomettere.

Il modello tunisino, quindi, appare esportabile – Islam moderato, aperto e dal volto rassicurante, soprattutto verso i partner stranieri – e quindi potrebbe, nel giro di pochi anni, saldarsi in una piattaforma che non sarebbe solo politica ed economica, ma anche religiosa. Cosa, questa, che non vuol dire affatto che potrebbe arrivare un Islam che vuol mostrare i muscoli verso l'esterno, ma di certo sarebbe un interlocutore da valutare con grande e nuova attenzione, trovandosi ad un passo dall'Europa.

Non e' certo un caso se, a poche ore dal voto in Tunisia e dalle dichiarazioni del premier libico Jalil sulla sharia come base della futura legislazione, un predicatore egiziano ha chiamato all'appello tutti i ''musulmani ribelli'' per creare una unica repubblica islamica dalla Tunisia all'Egitto.

In questo scenario ipotetico, comunque, giocano anche altri soggetti, interessati certamente a diventare interlocutori. Come ad esempio il Qatar, che negli ultimi mesi ha aggiunto ad una gia' forte presenza economica in Nord Africa, anche una frenetica azione diplomatica che l'emiro Hamad bin Khalifa al-Thani sembra avere voluto imprimere.

Il Qatar, l'emirato dalle mille moschee, sunnita, e' diventato, partendo dai petrodollari, un protagonista nella regione, soprattutto nei periodi di emergenza quanto e' intervenuto spandendo fondi e finanziamenti e confermandoli anche per il futuro. Lo ha fatto per la Tunisia invasa dai libici in fuga dalla guerra, dando all'una e agli altri l'immagine di un Paese ben piu' che amico. Tunisia che e' in maggioranza sunnita, cosi' come la Libia, cosi' come, appunto, il Qatar.