Erdogan scarcera ladri e criminali per mettere dentro i nemici politici

di Anna Boldini
Pubblicato il 17 Agosto 2016 - 10:55 OLTRE 6 MESI FA
Erdogan scarcera ladri e criminali per mettere dentro i nemici politici

Erdogan scarcera ladri e criminali per mettere dentro i nemici politici

ANKARA – La Turchia di Recep Tayyip Erdogan apre le porte del carcere a 35mila detenuti per reati comuni per far posto a 35mila golpisti o ritenuti tali. Il governo di Ankara ha varato un decreto per il rilascio, un rilascio condizionato e non una amnistia, ha sottolineato il ministro della Giustizia, Bekir Bozdag, che ha spiegato che la misura prevede che i detenuti rilasciati siano sottoposti al regime di libertà condizionata, e ha precisato che verranno esclusi i condannati per omicidio, violenza domestica, abusi sessuali o reati contro lo Stato.

La misura è l’ultima in merito al tentato golpe del 15 luglio scorso. Da allora sono state decine di migliaia gli arresti e le epurazioni in tutti gli ambiti della vita sociale, militare e politica, in particolare coloro che sono considerati in qualche modo legati a Fetullah Gulen, l’ex imam turco auto-esiliatosi in Pennyslvania, Usa dopo essere entrato in rotta con il presidente Recep Tayyip Erdogan. 

 

Oltre 35mila persone sono state interrogate, mentre oltre 80mila sono state sospese dai loro incarichi e 5mila rimosse: dalle forze armate ai giudici, dai giornalisti ai funzionari pubblici, dai docenti e agli impiegati. Gran parte delle scuole e i media di Gulen sono stati chiusi ed i suoi beni personali sequestrati. Mentre 130 tra giornali, emittenti televisive e radio sono stati chiusi.

Proprio a causa del tentato colpo di Stato sono precipitati anche i rapporti tra Ankara e Washington, che non sembra intenzionata a concedere l’estradizione di Gulen, che risiede in Pennsylvania dal ’99. Sono state due la richieste di estradizione inviate agli Stati Uniti, che però non hanno convinto gli americani. Ed è pronta anche una richiesta di arresto temporaneo per Gulen. Se ne riparlerà il 22 agosto in un incontro ad Ankara tra una delegazione del Dipartimento di Giustizia e gli omologhi turchi. Ed a un più alto livello, due giorni dopo, con la visita in Turchia del vicepresidente americano Joe Biden.