Febbre suina, Oms: ”La pandemia è evitabile” ma bisogna prepararsi al peggio

Pubblicato il 28 Aprile 2009 - 19:32 OLTRE 6 MESI FA

L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha ridimensionato martedì il numero delle vittime dell’influenza suina, mettendo comunque in guardia dal pericolo che anche un’epidemia dalle origini fiacche può generare, come avvenne nel 1928 con la Spagnola.

Keiji Fukuda, vice direttore generale dell’Oms, ha detto che i casi di influenza certificati da test in laboratorio sono 79 e che «solo 7» hanno avuto esito letale: tutti in Messico. Fukuda ha anche spiegato che l’evoluzione dell’epidemia in pandemia non è inevitabile, ma che i Paesi dovrebbero prepararsi al peggio.

È salito intanto a quota 152 il bilancio «probabile» delle vittime dell’influenza suina in Messico, il Paese “epicentro” dell’epidemia che sta mettendo in allarme il mondo e per la quale l’Organizzazione mondiale della Santità ha fatto salire il livello di allerta da 3 a 4 (su una scala di 6).

I dati sono stati forniti nel corso di una conferenza stampa dal ministro della sanità, Josè Angel Cordova, il quale però per la prima volta ha fatto notare che l’epidemia potrebbe essere in una fase di recessione: il numero dei decessi sospetti è infatti in calo (sono stati 6 sabato, 5 domenica, 3 lunedì). Il comune di Città del Messico ha disposto la chiusura di tutti i ristoranti della capitale.

Nel frattempo, salgono a quattro i casi di contagio da influenza suina in Europa e a due quelli accertati in Israele. Oltre a Tomer Wajim, il giovane rientrato la settimana scorsa dal Messico e poi ricoverato nell’ospedale Laniado di Natanya, a nord di Tel Aviv, anche su una seconda persona israeliana, reduce da un viaggio in Messico, è stato riscontrato il virus H1N1.

Alcuni casi di possibili persone contagiate vengono intanto segnalati in Cina: le autorità cinesi hanno posto sotto osservazione diverse persone sospettate di essere portatrici del virus.

In Europa, dopo i due riscontrati in Scozia e quello accertato in Spagna, le autorità di Madrid hanno confermato la presenza di un secondo caso di influenza suina nel Paese: lo riferisce la stampa spagnola citando dichiarazioni del ministro della Sanità Trinidad Jimenez.

Il nuovo caso è stato registrato a Valencia. Secondo Jimenez comunque «data la evoluzione del suo stato, il paziente sarà dimesso nelle prossime ore». Il ministro ha inoltre indicato che anche il giovane di cui è stato accertato il contagio lunedì presenta una evoluzione positiva del virus e potrebbe a sua volta essere dimesso «nelle prossime ore».

La situazione nel Vecchio Continente sembra destinata a cambiare nei prossimi giorni. Stando almeno a quanto ha spiegato la commissaria Ue alla Salute Androulla Vassiliou. «I casi accertati si stanno riprendendo in modo soddisfacente» ha detto la commissaria, aggiungendo però che «ci sono altri casi sospetti e nei prossimi giorni ci aspettiamo che la situazione cambi».

La Vassiliou ha poi aggiunto che il virus «non si chiamerà più “l’influenza da suini”, ma abbiamo deciso di chiamarla “nuova influenza“: la definizione influenza da suini dava un’idea sbagliata nei confronti della carne di maiale, il cui consumo è sicuro purché sia cotta».

La Vassiliou ha poi elencato i Paesi Ue nei quali si sono presentati dei casi sospetti: Italia, Danimarca, Svezia, Germania, Repubblica Ceca, Grecia e Irlanda. Un caso sospetto rilevato in Belgio si è rivelato non di febbre suina.

Ma in Italia la situazione continua ad essere sotto controllo perché, ha spiegato il ministro della Salute Maurizio Sacconi, hanno dato tutti esito negativo i test effettuati su undici casi sospetti.

L’allarme nel mondo pero’ cresce e nessun Paese sembra più immune dal rischio. Infezioni conclamate sono state riscontrate in Gran Bretagna (2 casi in Scozia), in Canada (6 casi certi, 10-12 sospetti), in Spagna (due casi accertati, oltre 26 probabili), negli stati Uniti (44, cui si è aggiunto martedì un nuovo caso in Indiana), in Israele (due casi) e in Nuova Zelanda (11 casi confermati, più di 50 quelli sospetti).

E sono ormai innumerevoli i Paesi con casi che destano seri sospetti: 17 in Australia, 8 in Cile, 9 in Colombia, 12 in Brasile, 5 in Danimarca, uno in Francia, 3 in Irlanda, uno in Corea del Sud, 5 in Svezia, 5 in Svizzera e uno in Austria.

Dell’allarme ne risentono le borse mondiali, che temono ripercussioni sull’economia globale. Sul nervosismo dei mercati incide anche il timore che una possibile epidemia di influenza suina possa provocare una grave contrazione degli interscambi di merci e persone infliggendo un altro duro colpo a un’economia mondiale già in piena crisi, in particolare sul business delle compagnie aeree e del comparto turistico.