Elezioni in Finlandia, vincono i conservatori. Ma la vera vittoria è degli euroscettici ‘Veri Finlandesi’

Pubblicato il 18 Aprile 2011 - 08:27 OLTRE 6 MESI FA

HELSINKI – I conservatori della Coalizione Nazionale hanno vinto al fotofinish le elezioni politiche del 17 aprile in Finlandia, ma, con una fiammata che supera ogni previsione, il partito populista nazionalista ed euroscettico di estrema destra dei Veri Finlandesi è balzato al terzo posto, conquistando il 19,0% dei voti, testa a testa con i Socialdemocratici (19,1%), ponendo, secondo i timori di molti analisti, una possibile ipoteca sulla politica europea di Helsinki e anche al salvataggio finanziario del Portogallo.

Secondo i risultati definitivi comunicati a tarda notte dalla Commissione elettorale nazionale, il partito conservatore di Coalizione Nazionale del ministro delle finanze uscente, Jyrki Katainen, dopo aver fatto temere un sorpasso dell’ultimo minuto da parte dei nazionalisti euroscettici, da junior partner del governo è riuscito a portarsi in testa con il 20,4%. Avrà 44 dei 200 seggi parlamentari in palio (ne aveva 50), mentre i Socialdemocratici (Sdp), il principale partito d’opposizione, ne avrà 42 (ne avevano 45) e i Veri Finlandesi 39 (ne avevano solo 6), in base a un meccanismo basato sull’entità delle circoscrizioni.

Netta sconfitta, invece, per il Partito di Centro della giovane premier uscente, Mari Kiviniemi, che da guida di governo è crollato al quarto posto, raccogliendo solo il 15,8% e 35 seggi da 50 che ne aveva prima.

Il malcontento per le conseguenze della crisi economica, nella quale anche il colosso nazionale Nokia arranca di fronte alla concorrenza asiatica e statunitense, per la scarsa ripresa dell’occupazione, per la mannaia sulle pensioni e per l‘immigrazione è stata l’onda che ha portato in cresta i Veri Finlandesi. I quali, avendo quadruplicato i voti e superato i sondaggi (che davano loro il 15% circa), con 19% ora possono condizionare il solido europeismo del precedente governo, e potrebbero tenere in scacco anche gravi scelte dell’Ue, come il salvataggio finanziario del Portogallo, che i Veri Finlandesi sono determinati a cercare di bloccare, forti del fatto che il parlamento di Helsinki ha l’obbligo di ratificare i provvedimenti europei di ”bailout” finanziario d’un Paese membro.

Il leader del partito euroscettico, il carismatico Timo Soini, ha già dichiarato di aspettarsi ”come minimo” un invito a partecipare alle trattative per il nuovo governo, che dovrà essere necessariamente una variopinta coalizione con anime diverse.

Se il leader conservatore Katainen si prepara ora a ricevere l’incarico di formare il nuovo esecutivo, molti osservatori non escludono la possibilità che possa chiamare i Veri Finlandesi a un’alleanza, a patto che i nazional-populisti abbassino i toni e moderino i loro proclami anti-europeisti e anti-immigrazione. Un compromesso che, al di là dei proclami, Soini, secondo molti, potrebbe anche accettare pur di prendere parte alle politiche del futuro governo.

Molto dipenderà anche dall’atteggiamento dei Socialdemocratici (Sdp), estromessi dal governo nelle elezioni del 2007 e ora guidati da Jutta Urpilainen, dall’immagine comunicativa, sincera e aperta, per la quale il buon risultato elettorale costituisce una vittoria personale. Il suo partito è fortemente europeista ma contrario al salvataggio del Portogallo, ma costituirebbero per la Coalizione Nazionale un alleato sicuramente più facile.

Meno problemi creerebbe anche la riconferma dell’alleanza con il partito centrista della premier uscente Kiviniemi, nei confronti del quale, tuttavia, il futuro premier dovrà tener conto del forte calo di consensi. I finlandesi chiamati oggi al voto erano 4,4 milioni e se il dato nazionale sull’affluenza non è ancora conosciuto, lo è quello di Helsinki, che e’ stato pari al 75%.