Fiscal cliff, Obama “alza la posta”. Senza accordo cade la domanda, trema l’Europa

Pubblicato il 20 Febbraio 2013 - 10:27| Aggiornato il 18 Luglio 2022 OLTRE 6 MESI FA

WASHINGTON – Fiscal cliff. “Obama alza la posta”. Parlando ieri (19 febbraio) alla Casa Bianca, ha fatto uno dei discorsi più duri per costringere il Congresso (e i repubblicani ancora riluttanti) a superare l’impasse sul pacchetto fiscale che scongiuri gli automatici e indiscriminati tagli da 85 miliardi di dollari, pronti a scattare la prossima settimana. Il conto alla rovescia sul fiscal cliff è ricominciato. “Obama raises he stakes in fiscal impasse” titola in prima pagina il New York Times (20 febbraio): tradotto “Obama alza la posta”, perché in ballo c’è la salvaguardia dei fragili dividendi di una ripresa dell’economia americana appena balbuziente.

Un punto secco di Pil, tanto vale il mancato accordo per approvare la stretta obamiana sulle agevolazioni fiscali dei ricchi che consentirebbero di evitare il fiscal cliff. Con riflessi immaginabili nell’Europa ancora dentro recessione e mancata crescita (estesa oggi anche a Germania e Francia): la contrazione della domanda negli Usa sarebbe un colpo per le economie europee che vedrebbero allontanarsi di altri mesi le speranze di recupero. I discorso di Obama non si è limitato a una constatazione ragionieristica. Sul palco insieme a lui, ha voluto una fila di ufficiali in alta uniforme e pompieri in divisa, simboli viventi delle categorie penalizzate da un eventuale mancato accordo.

Le misure taglia-spesa colpirebbero subito la sicurezza nazionale e il budget militare, pregiudicherebbe il finanziamento dei servizi essenziali. Osservando la questione da un punto di vista europeo, impressiona il catalogo dei rischi elencato da Obama. Viaggi e scambi commerciali sono a rischio: funzionari di Stato paventano, il giorno dopo l’introduzione del fiscal cliff, file di ore agli aeroporti per il  taglio degli addetti, container fermi 5 giorni in più nei porti commerciali.

“Questi tagli non sono intelligenti, non sono corretti, faranno male alla nostra economia, aggiungeranno centinaia di di migliaia di di americani nelle liste di collocamento. Questa non è un’astrazione: la gente perderà il suo lavoro“, ha detto Obama, sostenuto, almeno nella scenografia presidenziale, dai destinatari potenziali dei tagli. Dietro di loro, almeno col pensiero, ci sono anche i milioni di europei che aspettano la ripresa come la manna nel deserto.