Gb, Londonderry: 38 anni dopo il massacro i soldati temono accuse di omicidio

Pubblicato il 7 Giugno 2010 - 14:14 OLTRE 6 MESI FA

Soldati e civili si fronteggiano a Londonderry nella domenica di sangue

Il massacro di Londonderry, nell’Irlanda del Nord (parte del Regno Unito e in maggioranza protestante), resterà probabilmente come la pagina più nera nella storia delle forze armate britanniche, una data, la domenica del 30 gennaio 1972, che 38 anni dopo, continua a perseguitare la memoria degli abitanti delle isole britanniche.

Perfino con una canzone, ”Sunday Bloody Sunday” (Domenica Sanguinosa Domenica), dedicata dal gruppo U2 all’eccidio ed ai ”Troubles” (I conflitti), così chiamata eufemisticamente la guerra che allora infiammava tra cattolici e protestanti.

E che continua a suscitare polemiche intrise di odio. Incredibilmente, dopo due inchieste inconcludenti, si dovrà attendere il 15 giugno perchè sia reso pubblico il risultato dell’inchiesta condotta – al costo di 200 milioni di sterline –  da Lord Saville su incarico dell’ex-primo ministro Tony Blair.

Nell’imminenza di sapere cosa esattamente è successo in quel tragico giorno, fonti del Daily Mail fanno sapere che le conclusioni di Lord Saville saranno ”molto dure”  per l’esercito e che porteranno soldati e ufficiali davanti al direttore preposto all’azione giudiziaria.

Lord Saville, il cui rapporto conta 5 mila pagine, cercherà di far luce sul perchè un gruppo di paracadutisti aprì il fuoco contro 27 persone che durante una marcia non autorizzata manifestavano pacificamente per i diritti civili, facendo 14 morti. Molti testimoni, inclusi giornalisti, hanno testimoniato che il gruppo dei 27 contro cui è stato sparato erano disarmati.

Fonti dell’Irlanda del Nord hanno anticipato al Daily Mail che l’inchiesta concluderà che un numero ancora imprecisato di uccisioni sono state illegali, il che darà luogo ad un dibattito legale per decidere se potranno essere effettuate incriminazioni dopo che tanto tempo è passato dai fatti in questione.

Tra le testimonianze di maggior peso rese a Lord Saville vi è quella dell’ex-capo dell’esercito Generale Mike Jackson, che il giorno del massacro era capitano del primo battaglione e reggimento di paracadutisti di Londonderry. Nel maggio del 2007 egli testimoniò di essere giunto alla conclusione che alcuni soldati nella domenica di sangue uccisero gente inerme.

Il defunto capo della polizia dell’Ulster – così i locali chiamano l’Irlanda del Nord – Frank Lagan, al comando delle forze di polizia di Londonderry, ha dichiarato di aver incontrato nella domenica di sangue l’allora comandante delle forze britanniche di terra, generale Robert Ford, e l’ufficiale di più alto grado a Londonderry, il brigadiere Pat MacLellan.

Lagan, morto nel 2005, ha dichiarato davanti alla commissione di Lord Saville che quando avvertì il generale Ford che era stato informato che i dimostranti non avevano intenzione di attaccare i soldati, questi ”gli voltò le spalle interrompendo il colloquio”.

Il consulente legale dell’inchiesta di Lord Seville, Christopher Clarke, ha dichiarato che non è dato di sapere quali soldati hanno aperto il fuoco, il che renderà difficile l’identificazione. Clarke ha anche criticato i preparativi per la marcia da parte dell’esercito, precisando che essi furono affidati dal generale Ford ad ufficiali senza esperienza.

Quanto agli avvocati difensori di alcune delle famiglie delle vittime, scrive il Daily Mail, essi hanno detto che la loro testimonianza indica che alcuni dei convolti nella domenica di sangue dovrebbero essere perseguiti a norma di legge.

Un avvertimento neanche tanto velato è giunto da Gred McCartney, che rappresenta una delle famiglie delle vittime, il quale ha dichiarato che se Lord Saville non troverà elementi colpevoli di omicidio, l’intera inchiesta verrà respinta come una inaccettabile copertura dei colpevoli.