Gheddafi a Roma: festa in caserma con i cavalli berberi e il Carosello

Pubblicato il 30 Agosto 2010 - 23:51| Aggiornato il 31 Agosto 2010 OLTRE 6 MESI FA

Muhammar Gheddafi

Intorno alle 22.30, mentre Muhammar Gheddafi evoca il rischio che l’Europa diventi ‘nera’, venga cioè invasa dai clandestini, i primi cavalli cominciano a dare segni di nervosismo. Il reggimento dei carabinieri è ormai schierato da quasi due ore nel mezzo del galoppatoio della Caserma ‘Salvo d’Acquisto’ e il leader della Rivoluzione già parla da quasi 40 minuti (prima di lui il premier Berlusconi aveva concluso in meno di dieci) e non sembra accennare a finire.

Anche tra gli 800 ospiti super-selezionati qualcuno comincia a distrarsi. Ma poco dopo, a sorpresa, il discorso finisce e la cerimonia organizzata nell’ambito della Giornata dell’amicizia tra l’Italia e la Libia può entrare finalmente nel vivo.

A farla da padrone sono i cavalli. I purosangue berberi, sontuosamente bardati e montati dai cavalieri libici, e quelli del quarto reggimento carabinieri a cavallo, che nel ‘Galoppatoio Piazza di Siena’ hanno riproposto lo storico Carosello. Prima gli uni e poi gli altri: nessuna esibizione congiunta, come era stato subito precisato.

Sul palco delle autorità, per l’occasione, c’è il governo quasi al completo – tra gli atri, i ministri Frattini, Maroni, La Russa, Fazio, Gelmini e Brunetta, i sottosegretari Letta, Bonaiuti, Craxi e Urso – diversi parlamentari, molti big dell’economia come il presidnete di Telecom Galateri, l’ad di Unicredt Profumo, i vertici di Enel Gnudi e Conti, Jonella Ligresti e il finanziere franco tunisino Tarak Ben Ammar. Tutti, anche i numerosi ospiti libici, hanno a lungo applaudito.

Il programma della cerimonia – seguita da circa 300 giornalisti, fotografi e cameramen accreditati, tenuti tutti a debita distanza – si è svolto regolarmente, solo con qualche ritardo sulla tabella di marcia. Gheddafi, a bordo di una limousine bianca superscortata (anche da due delle sue ‘amazzoni’), è arrivato alla caserma Salvo d’Acquisto poco dopo le 21.30, venti minuti dopo l’orario previsto dal cerimoniale. Ad accoglierlo il presidente del Consiglio Berlusconi, a sua volta ricevuto all’ingresso dal ministro della Difesa La Russa e dal comandante generale dell’Arma, Leonardo Gallitelli.

Il premier italiano e il leader libico sono quindi saliti a bordo di un mezzo militare, scoperto, ed hanno raggiunto il galoppatoio. Qui la banda dei carabinieri ha suonato gli inni nazionali. Poi, in piedi sullo stesso mezzo, Berlusconi e Gheddafi hanno passato in rassegna il reggimento a cavallo, che ha reso gli onori all’ospite libico. Tra i due il clima è stato di grande cordialità: calorose strette di mano, parole di apprezzamento, attestati di amicizia (”il mio carissimo amico Berlusconi, un uomo coraggioso”, ha ripetuto Gheddafi nel suo intervento).

Discrete, ma imponenti, le misure di sicurezza: tiratori scelti del Gis sui tetti, controlli severi all’ingresso, un elicottero in volo, la scorta personale del presidente libico che lo ha seguito dovunque. Fino alla fine, durante la cena nei saloni del Circolo.