Giordania, “Sperpera i soldi pubblici come Leyla Trabelsi”: la regina Rania nel mirino delle tribù beduine

Pubblicato il 9 Febbraio 2011 - 18:02 OLTRE 6 MESI FA

Rania di Giordania

AMMAN – La famiglia reale giordana, e in particolare la regina Rania che vanta origini palestinesi, è per la prima volta nel mirino di pesanti accuse lanciate dai leader di alcune tribù beduine, che minacciano di destabilizzare il potere di Re Abdallah II, reo ai loro occhi di non concedere loro quei poteri di cui da anni godrebbero invece alcuni clan rivali.

La quarantenne Rania è stata nelle ultime 48 ore al centro di forti critiche rivolte dai rappresentanti di tribù della regione occidentale del regno hascemita, quella del Mar Morto, tradizionalmente rivali di quelle del sud e del nord, considerate più influenti nelle file dell’esercito e negli apparati di sicurezza.

”Attaccare la regina Rania è un modo per rivolgere minacce a re Abdallah”, afferma Hamade Farane, analista politico ed ex deputato giordano. La legge del regno prevede il reato di vilipendio al re, mettendo quest’ultimo al riparo da critiche dirette.

Le accuse sono piovute sulla moglie attraverso una lettera aperta, inviata al sovrano, in cui si critica la regina Rania di sperperare il danaro pubblico per scopi privati e distribuire privilegi e cariche amministrative a suoi non meglio identificati amici.

In un Paese dove la maggioranza dei cittadini ex profughi palestinesi (60%) si trova spesso contrapposta alla minoranza ”privilegiata” di giordani beduini (40%), le origini palestinesi di Rania potrebbero aver legittimato le accuse di corruzione, che fino ad oggi non avevano mai colpito la famiglia reale ma solo il potere esecutivo.

I circa trenta leader tribali firmatari della lettera, tra cui spiccano i Fayes, gli Abadi, i Rusan, i Rawashde, i Kharabshe e gli Shobaki, fanno esplicito riferimento allo spreco di risorse pubbliche da parte di Rania in occasione del suo compleanno, festeggiato con un sontuoso party sulle rive del Mar Morto.

Nel documento, diffuso nelle ultime 24 ore da alcuni organi di stampa non governativi giordani, si paragona inoltre l’atteggiamento della regina a quello della ex first lady tunisina, Layla Trabelsi, moglie del deposto Ben Ali, e di Suzanne Mubarak, consorte del vacillante rais egiziano.

”Dietro le accuse alla regina Rania si nascondono un misto rivendicazioni politiche ed economiche da parte di tribù emarginate dal potere, e un desiderio di vendetta personale nei confronti di Re Abdallah”, afferma Farane interpellato dall’ANSA.

Uno dei firmatari della lettera, l’ex deputato Ahmad Owidi Abadi, aveva in passato chiesto che ai giordani di origine palestinese venisse tolto il diritto di cittadinanza e ritirato il passaporto hascemita. Nel 2007, lo stesso Abadi era stato arrestato e aveva passato circa un anno in prigione dopo aver insultato il re. Secondo alcuni osservatori locali, sarebbe proprio lui ad aver architettato la campagna di accuse contro la regina, sfruttando il malcontento di alcuni leader tribali.

[gmap]