Gran Bretagna/ Divampa scandalo rimborsi dei parlamentari, esplode la rabbia degli elettori

Pubblicato il 16 Maggio 2009 - 19:34 OLTRE 6 MESI FA

”Sparategli o imprigionateli”.  Non piu’ Camera dei Comuni, ma ”Casa di dubbia eputazione”, ovvero postribolo, o ancora ”Casa di letame”. ”I giorni piu’ neri del parlamento”. Sono alcuni dei titoli della stampa britannica che riflettono la crescente rabbia degli elettori per lo scandalo che sta incendiando il Paese per le truffe nei conti spese ai danni dello stato compiute dai loro rappresentanti a Westminster, sede del parlamento.

Un ministro costretto a dimettersi, due membri dei Comuni espulsi dai due maggiori partiti, due membri della camera dei Lord messi sotto inchiesta per corruzione e l’intera categoria portata dai media sul banco degli imputati: tutto per colpa delle rivelazioni del Daily Telegraph (ottenute da una “talpa” di Westminster, in cambio di 150 mila sterline secondo le indiscrezioni) sui rimborsi spese, a cui i legislatori britannici hanno diritto per rimpolpare un salario di circa 60 mila sterline l’anno, la metà di quello dei loro colleghi italiani (che sono, detto per inciso, i meglio pagati d’Europa).

Di quel diritto, tuttavia, i parlamentari hanno abusato oltre i limiti del consentito, sfociando talvolta nel ridicolo. Solo che l’opinione pubblica nazionale, in tempi di acuta recessione, non ride: brontola di sdegno, piuttosto, promettendo di punire indiscriminatamente tutti alla prima occasione.

Cioè alle urne, a cominciare dalle elezioni europee e amministrative del mese prossimo. A Londra circolano perfino ipotesi di elezioni anticipate per fare piazza pulita, con previsioni che molti degli attuali parlamentari non potrebbero ricandidarsi.

Il Junior minister for Justice, ovvero sottosegretario alla Giustizia, Shahid Malik, un laburista di origine asiatica, è il primo membro del governo deposto dall’incarico: il premier Gordon Brown lo ha destituito venerdì sera, dopo aver giudicato inaccettabili i suoi rimborsi spese.

Di rimborsi imbarazzanti ce ne sono per tutti i partiti, ma sembra che la gente se la prenda piu’ con i laburisti, che sono al potere da 12 anni. Deputati che si fanno rimborsare il mutuo anche quando è già estinto, altri che si fanno riparare la piscina o il campo da tennis, altri ancora che mettono in conto non solo pranzi e cene al ristorante ma pure bottiglie di vino comprate al supermercato, tavolette di cioccolato, confezioni di Tampax.

Quasi tutto lecito, sulla carta. “Legale ma ingiusto”, ha commentato David Cameron, leader dei conservatori, ordinando ai suoi deputati di restituire allo stato tutti rimborsi la cui utilità al fine del lavoro parlamentare è incerta.

A sua volta Brown ha ordinato di riesaminare le spese dei deputati laburisti degli ultimi quattro anni e annunciato un’imminente riforma del sistema dei benefici per i parlamentari, come lui stesso aveva proposto qualche mese fa.

Potrebbe non bastare, per calmare un’opinione pubblica che, scrivono i giornali, ha “sete di vendetta”. In Italia, i favoritismi di cui gode la “casta” della politica non sorprendono: ci si e’ fatta l’abitudine. Ma i britannici non sapevano di avere anch’essi una “casta” annidata nel palazzo di Westminster. E scoprire che ce l’hanno, per di più in tempi di crisi economica in cui tutti devono fare sacrifici, li rende furibondi.

Intanto, elezioni anticipate o meno, i laburisti, che erano già in crisi di consensi, rischiano di scomparire alle elezioni europee e amministrative di giugno: secondo alcune previsioni potrebbero essere battuti non solo dai conservatori, ma anche dai liberal-democratici e perfino dal minuscolo partito nazionalista britannico.

Secondo un sondaggio YOUGOV pubblicato dal quotidiano The Sun, l’indice di gradimento dei laburisti e’ precipitato al 22 per cento, mentre i conservatori sono al 41 per cento, abbastanza per assicurargli una vittoria a valanga quando si svolgeranno le elezioni generali nel giugno dell’anno prossimo.

I 646 parlamentari britannici guadagnano 5.400 sterline (quasi la stessa somma in euro) al mese, e l’anno scorso hanno chiesto rimborsi per un totale di 93 milioni di sterline, ovvero 144 mila sterline ciascuno.