Guatemala. L’ex dittatore Efain Rios Montt condannato a 80 anni per genocidio

Pubblicato il 11 Maggio 2013 - 15:59 OLTRE 6 MESI FA

Efain Rios Montt

CITTà DEL GUATEMALA – L’ex dittatore e generale in ritiro Efain Rios Montt, 86 anni, è stato trovato colpevole e condannato a 80 anni di prigione con l’accusa di genocidio degli indios e di crimini contro l’umanita’, contro il quale il pubblico ministero del processo aveva chiesto 75 anni. La decisione presa dal Tribunal A de Alto Impacto e’ considerata storica: per la prima volta nel Paese centroamericano un alto ufficiale dell’esercito ha dovuto rispondere per reati risalenti agli anni della guerra civile.

Prima della sentenza, Montt si e’ detto ”innocente” sottolineando di non aver avuto ”intenzione di distruggere alcuna etnia del Paese” e di aver lavorato, negli anni in cui e’ stato al potere, ”solo in ambiti politici”. L’ex dittatore ha d’altra parte precisato che ”ogni comandante e’ stato responsabile di quanto avvenuto nel proprio territorio…non sono un genocida, non ho mai autorizzato, firmato o disposto attentati contro una razza, un’etnia o una religione…non c’e’ neanche una prova contro di me”.

Su Montt pesa di fatto l’accusa di aver ordinato il massacro di 1.771 indigeni dell’etnia Ixil del Quiche’, una regione a nord-ovest del Guatemala, considerati ‘nemici’ e per questo perseguitati durante i 36 anni della guerra civile (1960-1996) con il suo lascito di almeno 200 mila morti accertati e di migliaia di ‘desaparecidos’.

In particolare, Montt – salito al potere con un golpe e rimasto alla guida del Guatemala per un anno e mezzo dal 1982 al 1983 – sarebbe stato l’artefice di alcuni degli episodi piu’ crudeli della guerra civile: in base alle testimonianze raccolte dai giudici, i soldati rasero al suolo interi villaggi degli indios, bruciando le loro case, distruggendo i raccolti, uccidendo gli animali e sterminando donne e bambini.

Secondo il pm, e’ stato proprio il vecchio generale l’ideatore dell’operazione ‘terra bruciata’, tattica usata dai militari per contrastare la guerriglia e annientare le popolazioni indigene. Al processo hanno testimoniato anche numerosi familiari delle vittime: ”Abbiamo aspettato, hanno detto, oltre 30 anni per vedere i responsabili alla sbarra”.