Guerra Russia-Ucraina: Perché Biden non invierà truppe Usa a Kiev

di Caterina Galloni
Pubblicato il 27 Febbraio 2022 - 11:15 OLTRE 6 MESI FA
Guerra Ucraina, perché Biden non invierà truppe Usa

Guerra Ucraina, perché Biden non invierà truppe Usa (Foto Ansa)

Guerra in Ucraina. Perché Biden non invierà truppe. Il presidente Usa, secondo quanto riferisce la Bbc, per contrastare l’invasione russa ha investito un enorme capitale diplomatico. La sua amministrazione ha diffuso costantemente gli avvertimenti su un’imminente invasione – che si sono rivelati corretti – e ha dichiarato che era in gioco nientemeno che l’ordine internazionale.

Biden ha tuttavia chiarito che gli americani non sono disposti a combattere, anche se i russi evidentemente lo sono. Ha escluso l’invio di forze armate in Ucraina e ha ritirato le truppe che prestavano servizio nel paese come consulenti militari e osservatori.

Perché ha tracciato questa linea rossa nella crisi di politica estera più significativa della sua presidenza?

Nessun interesse di sicurezza nazionale

Innanzitutto, l’Ucraina non è nelle vicinanze dell’America. Non si trova al confine con gli Stati Uniti. Non ospita una base militare statunitense. Non ha riserve petrolifere strategiche e non è un importante partner commerciale. Ma in passato la mancanza di interesse nazionale non ha impedito agli ex presidenti di spendere sangue e denaro per conto di altri paesi.

Nel 1995 Bill Clinton intervenne militarmente nella guerra che seguì al crollo della Jugoslavia. E nel 2011 Barack Obama ha preso analoga iniziativa nella guerra civile libica, in gran parte per motivi umanitari e di diritti umani.

Nel 1990 George HW Bush ha giustificato la sua coalizione internazionale per espellere l’Iraq dal Kuwait perché difendeva lo stato di diritto contro la legge del più forte.

Gli alti funzionari della sicurezza nazionale di Biden hanno usato un analogo linguaggio quando hanno descritto la minaccia della Russia ai principi internazionali di pace e sicurezza. Ma come risposta hanno annunciato una guerra economica attraverso delle sanzioni e non operazioni militari.

Biden non fa interventismo militare

Ciò ha a che fare con l’istinto non interventista del presidente Usa. Pur avendo sostenuto l’azione militare statunitense negli anni ’90 per affrontare i conflitti etnici nei Balcani e votato per la sfortunata invasione americana dell’Iraq nel 2003, da allora è diventato più cauto nell’uso della potenza militare statunitense.

Si è opposto all’intervento di Obama in Libia e all’ondata di truppe in Afghanistan. Difende risolutamente l’ordine dato lo scorso anno di ritirare le forze americane dall’Afghanistan, nonostante il caos che ne è seguito e la catastrofe umanitaria.

Antony Blinken, diplomatico che ha elaborato la politica estera del presidente in circa 20 anni di lavoro al suo fianco, ha definito la sicurezza nazionale più che sull’interventismo, basata sulla lotta al cambiamento climatico, sulle malattie mondiali e sulla competizione con la Cina.

Anche gli americani non vogliono una guerra

Un recente sondaggio AP-NORC ha rilevato che il 72% ha affermato che gli Stati Uniti dovrebbero svolgere un ruolo minore nel conflitto Russia-Ucraina, o nessuno.

Si concentrano sulle questioni economiche, in particolare sull’aumento dell’inflazione, qualcosa di cui Biden deve essere consapevole mentre incombono le elezioni mid-term.

A Washington, entrambe le parti politiche chiedono sanzioni più dure. Politici come il senatore repubblicano Ted Cruz non vogliono che Biden invii truppe americane in Ucraina e “cominci un conflitto a fuoco con Putin”.

Un altro falco della politica estera, il senatore repubblicano Marco Rubio, ha affermato che la guerra tra le due maggiori potenze nucleari del mondo non farebbe bene a nessuno.

Il pericolo di uno scontro tra superpotenze

Biden non vuole innescare una “guerra mondiale” rischiando uno scontro diretto tra le truppe americane e russe in Ucraina e su questo è stato chiaro.

“Non abbiamo a che fare con un’organizzazione terroristica”, ha detto il presidente alla NBC all’inizio di febbraio. “Abbiamo a che fare con uno degli eserciti più grandi del mondo. E’ una situazione molto difficile e le cose potrebbero andare fuori controllo rapidamente”.

Nessuna responsabilità contrattuale

Non ci sono obblighi di trattato che obbligano gli Stati Uniti a correre questo rischio. Un attacco contro qualsiasi paese Nato è un attacco contro tutti: l’impegno fondamentale dell’articolo 5 che vincola tutti i membri a difendersi a vicenda.

Ma l’Ucraina non è un membro della Nato, un elemento che è stato citato da Blinken per spiegare perché gli americani non combatteranno per quei valori che esaltano così strenuamente. Il che è anche un po’ ironico: il conflitto riguarda le richieste di Putin sulla garanzia che l’Ucraina non possa mai entrare nell’alleanza militare e il rifiuto della Nato di concederla.

Stephen Walt, docente di Harvard, ha affermato che il rifiuto del compromesso da parte degli Stati Uniti e di altri paesi della Nato non ha senso pratico data la loro riluttanza a impegnare qualsiasi forza militare.

Il presidente Biden ha infatti inviato truppe in Europa e ridistribuito quelle già presenti, per rafforzare gli alleati della Nato che confinano con Ucraina e Russia.

L’iniziativa è stata annunciata dall’amministrazione come uno sforzo per rassicurare le ex repubbliche sovietiche agitate per l’obiettivo di Putin di fare pressione sulla Nato così da ritirare le forze dal suo lato orientale. Ma l’invasione dell’Ucraina questa settimana ha alimentato le preoccupazioni circa la prospettiva di un conflitto più ampio, che si tratti di una ripercussione accidentale o di un deliberato attacco della Russia.

Quest’ultima sarebbe una grave escalation, che richiamerebbe l’articolo 5 sull’impegno di difesa reciproca della Nato. Ma entrambe potrebbero trascinare le forze statunitensi in una guerra. “Se si sposta nei paesi della Nato”, ha detto Biden, “saremo coinvolti”.