Honduras/ Sono due i dimostranti morti dopo gli scontri con i militari. Golpe contro Zelaya: il mondo lo condanna, la Chiesa lo sostiene

La situazione in Honduras si inasprisce d’ora in ora, dopo che il tentativo del presidente deposto Manuel Zelaya di atterrare all’aeroporto di Tegucigalpa è fallito a causa dell’intervento delle forze militari. La mattina del 5 luglio reparti dell’esercito, protagonista nei giorni scorsi del golpe che ha detronizzato Zelaya, hanno chiuso l’aeroporto e occupato la pista d’atterraggio con i mezzi blindati. Delle manifestazioni spontanee, sviluppatesi nei pressi dell’aeroscalo, hanno portato a violenti scontri tra militari e dimostranti. In questi combattimenti hanno perso la vita due persone, tra cui un ragazzo di dodici anni.

Intanto, il governo militare guidato dal “duro” Roberto Micheletti è sempre più isolato internazionalmente. Dopo le durissime condanne di Washington e di diversi paesi dell’America Latina, sabato sono arrivati le decisioni dell’Osa, l’Organizzazione degli Stati americani. Tutti i 33 Paesi del continente hanno riconosciuto Zelaya come presidente legittimo e deciso la sospensione dell’Honduras dall’organizzazione. Una simile risoluzione non veniva presa dal 1962 quando fu la Cuba castrista a pagare le spese dell’isolamento.

L’America latina e la comunità internazionale stanno reagendo compattamente al colpo di stato militare in Honduras. Nell’aereo che trasportava Zelaya, si sarebbero dovuti trovare anche i presidenti dell’Argentina, Cristina Kirchner, dell’Ecuador Rafael Correa e del Paraguay, Fernando Lugo. Poi ragioni di sicurezza hanno fatto cambiare i piani ma sul velivolo è comunque salito il presidente dell’Assemblea generale dell’Onu, l’ex prete nicaraguense Miguel D’Escoto.

La repressione di ogni dissenso è pienamente instaurata nel paese guidato da Micheletti. Il coprifuoco vige nelle maggiori città mentre le tv nazionali applicano una stretta sull’informazione, trasmettendo esclusivamente le immagini delle manifestazioni filogolpiste. Diversi canali e emittenti radio sono state chiuse, soprattutto nelle province lontano dalla capitale, lasciando nel più totale blackout migliaia di honduregni.

La posizione della Chiesa dell’Honduras lascia attonita la comunità internazionale. Le alte gerarchie del paese non solo non hanno condannato il golpe ma non si sono nemmeno sforzate di nascondere l’apprezzamento per il governo illegittimo di Micheletti. Il cardinale Oscar Rodríguez Maradiaga, che all’ultimo conclave venne addirittura, considerato un «papabile» ha lanciato un appello affinché il presidente legitti­mo non torni nel Paese ritenendolo responsa­bile di possibili spargimenti di sangue.  Eppure nelle province lontane dalla capitale, i sacerdoti vivono sentimenti opposti. Gli anni di Zelaya sono stati visti come un momento di reale riforma. Ora, temono, la longa manus delle oligarchie e dei gruppi di poteri si sta impadronendo dell’Honduras.

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