Il ruggito dell’Onu e la condanna: Israele rilasci gli arrestati. Tel Aviv: no ad altre navi di aiuti

Pubblicato il 1 Giugno 2010 - 07:59 OLTRE 6 MESI FA

Dal Palazzo di vetro il Consiglio di Sicurezza dell’Onu condanna la perdita di vite umane e vuole un’inchiesta sull’assalto alla flottiglia di pacifisti da parte di Israele che vuole impedire l’accesso ad altre navi di aiuti. Riuniti a New York per oltre 12 ore per esaminare l’attacco di Tel Aviv all’imbarcazione diretta a Gaza,  i membri delle Nazioni Unite chiedono il rilascio degli attivisti.

L’Onu domanda un’inchiesta “rapida, imparziale, credibile e trasparente”. Il Consiglio “deplora la perdita di vite umane e i feriti risultati dall’uso della forza durante l’operazione militare israeliana in acque internazionali contro la flottiglia che si stava dirigendo verso Gaza”, è scritto nel documento. “In questo contesto, l’Onu condanna gli atti sfociati nella perdita di almeno dieci vite umane e di numerosi feriti”.

La lunga notte al Palazzo di Vetro ha visto numerosi rallentamenti per qualche frizione tra la Turchia, che ha redatto la bozza della risoluzione, e gli Stati Uniti che si sono rifiutati di inserire nel testo una forte condanna di Israele. Nel corso del suo intervento, il vice ambasciatore Usa alle Nazioni Unite Alejandro Wolff ha dichiarato che gli aiuti trasportati dalla flottiglia avrebbero dovuto ricevere l’ok dai meccanismi internazionali istituiti in virtù dell’embargo israeliano a Gaza.

“Questi meccanismi non provocatori dovrebbero essere quelli utilizzati per fornire aiuti a Gaza”, ha detto Wolff secondo quanto riportato dalla Cnn. “La consegna diretta via mare non è né appropriata né responsabile, ma soprattutto non efficace, vista la situazione”.

Israele ha arrestato 610 attivisti della flottiglia internazionale ed è in procinto di espellere altri 48. Sono sei (non quattro, come trapelato lunedì) gli attivisti italiani reduci dalla spedizione e sono tutti detenuti in Israele in attesa della pronuncia di un tribunale essendosi opposti- come numerosi altri stranieri – a un immediato provvedimento amministrativo di rimpatrio. I sei potranno incontrare solo oggi i rappresentanti del Consolato italiano a Tel Aviv. Le persone finite in manette sono detenute nel nuovo carcere del sud di Israele di Ela, inaugurato solo dieci giorni fa nella cittadina di Beersheba. Secondo un portavoce dell’istituto carcerario israeliano si trovano in «buone condizioni», sistemati in celle da due o quattro letti. Altri 48 attivisti sono stati condotti all’aeroporto internazionale di Ben Gurion per essere espulsi verso i loro paesi d’origine. Altri 45 attivisti, per la maggior parte di origine turca, sono stati ricoverati in diverse strutture. Israele intanto ha dichiarato che sarà impedito l’ingresso a Gaza a qualsiasi nuova nave di aiuti. La dichiarazione è venuta dal vice ministro della Difesa Matan Vilnai secondo il quale Tel Aviv impedirà a qualsiasi altra nave umanitaria internazionale di entrare nelle acque antistanti alla Striscia di Gaza.