India e Cina, scontro sul lago Pangong: si rischia una guerra?

di redazione Blitz
Pubblicato il 16 Agosto 2017 - 13:00 OLTRE 6 MESI FA
India e Cina, scontro sul lago Pangong: si rischia una guerra?

India e Cina, scontro sul lago Pangong: si rischia una guerra?

NEW DELHI – Martedì scorso le motovedette di pattuglia indiane e cinesi si sono scontrate nel lago di Pangong, nello Stato indiano del Ladakh, e, come conseguenza, il People’s Liberation Army (esercito di liberazione popolare) per la prima volta dal 2005 ha declinato l’invito indiano a partecipare all’incontro rituale del 15 agosto alle frontiere, in occasione dell’India’s Independence Day (Giornata dell’Indipendenza indiana).

Finora siamo a scaramucce poco più che verbali. Ma non si può ignorare che già nel 1962 India e Cina si fronteggiarono in una guerra ad alta quota (qui siamo in zona 3 mila metri sul mare) breve ma intensa. La capitale del Ladakh, dove si trova il lago, è a 3.500 metri. Da lì si arriva al passo Khardung La, a 5.359 metri, il più alto del mondo. Da Leh i turisti osservano colonne di camion militari indiani arrampicarsi sulla strada per il cambio della guardia al confine.

Ecco quanto accaduto nelle ultime 24 ore, spiega Indian Express

1. Le motovedette di pattuglia indiane e cinesi si sono scontrate nel lago di Pangong Tso, largo 135 chilometri, nel Ladakh nella parte Finger-6 di cui un terzo è sotto controllo indiano e il resto cinese. C’è stato uno scambio verbale tra i soldati ma non sono stati sparati colpi.

2. All’Indian Express fonti hanno detto che sono stati avvistati almeno 52 camion dell’esercito cinese parcheggiati sulla strada costruita dalla Cina sulla sponda del lago, ma la sera si sono spostati.

3. Questa nuova situazione sul lago di Pangong Tso arriva tra le tensioni delle truppe cinesi e indiane sull’altipiano Doklam nel settore Sikkim, con il People’s Liberation Army che ha declinato la presenza alla cerimonia per il Giorno dell’Indipendenza indiana.

4. Per la prima volta dal 2005 non si è tenuto il consueto incontro del 15 agosto con le rispettive truppe né quello del 1° agosto per rievocare, in Cina, la fondazione del PLA.

5. Per sette settimane, le truppe indiane e cinesi sono rimaste a distanza, in una fase di stallo, nella zona Doklam del settore Sikkim, dopo che le truppe indiane hanno fermato l’esercito cinese che stava costruendo una strada nella zona contesa. La Cina sostiene che sta costruendo la strada all’interno del suo territorio e ha chiesto il ritiro immediato delle truppe indiane. Nuova Delhi ha espresso preoccupazione per la costruzione della strada e si è detta sicura che ciò possa consentire alle truppe cinesi di ridurre l’accesso all’India ai suoi Stati nordorientali.

6. L’India ha comunicato al governo cinese che la costruzione stradale rappresenterà un cambiamento significativo dello status quo, con gravi implicazioni in materia di sicurezza. Doka La è il nome indiano per la regione che il Bhutan riconosce come Doklam, mentre la Cina lo ritiene come parte della sua regione Donglang.

7. Del confine India-Cina di 3.488 chilometri, da Jammu e Kashmir ad Arunachal Pradesh, una sezione di 220 km si trova in Sikkim. La Cina afferma inoltre che il Bhutan, rispetto a Doklam, non ha alcuna controversia con Pechino.

La rivalità tra l‘India e la Cina sta crescendo, le due Nazioni affrontano tensioni sia terrestri che marittime. L’ultimo conflitto riguarda la costruzione della strada nel Doklam ma ora sta nascendo un nuovo problema: l’India è preoccupata per la presenza navale cinese nell’Oceano Indiano.

Le recenti esercitazioni navali tra gli Stati Uniti, l’India e il Giappone, conosciute come esercitazioni di Malabar, sono state ampiamente interpretate come una risposta coordinata all’espansione cinese nell’Oceano Indiano.

L’ostilità territoriale è iniziata il 16 giugno scorso, quando le forze indiane sono intervenute per impedire a soldati e lavoratori cinesi di estendere una strada nella zona, nota come triplice corridoio. Il Bhutan afferma che Doka La si trova all’interno del suo confine riconosciuto a livello internazionale con la Cina e l’India. La Cina, però, afferma che il triplice corridoio è a pochi chilometri a sud di Doka La, a Gymachen, e che il passaggio cade nel suo territorio. Per l’India, riconoscendo l’affermazione territoriale della Cina a Gymachen, le strade cinesi (e le truppe) si trovano troppo vicine al corridoio di Siliguri, che collega l’India continentale alla sua estesa ala nord-orientale.

Né l’India né la Cina hanno segnalato il desiderio di accettare, ma ciascuna Nazione è riluttante a scatenare una guerra. Il numero di truppe cinesi nella zona è vicino a 800, meno di un battaglione, ma va aggiunto alle 300 truppe che la Cina ha dispiegato sull’altopiano di Doklam. Sul lato indiano, ci sono circa 350 truppe, e tre brigate sono dispiegate relativamente vicine. Nel frattempo, il Bhutan ha ribadito di considerare le azioni cinesi nella zona come violazione degli accordi esistenti e nel frattempo, rimane intrappolato tra i due giganti.

Il piccolo Stato ha tentato di rimanere discreto, in quanto è probabile che il suo territorio possa essere modificato. Lo scontro può divampare in qualsiasi momento e novembre sembra il prossimo
potenziale punto di riferimento A quel punto, il Congresso del Partito cinese avrà scelto una nuova leadership che potrebbe sentirsi maggiormente in grado di ritirare le truppe senza rimanere impigliata in distruttive voci nazionaliste all’interno del Paese.