Iran, impiccata donna malata di mente: protestano docenti universitari

Pubblicato il 31 Ottobre 2009 - 20:53 OLTRE 6 MESI FA

Un gruppo di docenti universitari di sociologia e psicologia iraniani ha protestato con un comunicato pubblicato sulla stampa contro l’impiccagione, il 22 ottobre, di una donna che aveva ucciso il figlio neonato, affermando che si trattava di una persona malata di mente.

Soheila Ghadiri, 28 anni, una prostituta senzatetto, aveva ucciso a coltellate il figlio cinque giorni dopo il parto: per questo è stata impiccata nel carcere di Evin, a Teheran. Organizzazioni per i diritti umani hanno reso noto che da quando aveva 18 anni la giovane, arrivata a Teheran dalla provincia del Kurdistan, viveva come una vagabonda nella capitale, senza alcun sostegno da chicchessia.

Nella loro dichiarazione, apparsa sul quotidiano riformista Etemad, i docenti universitari affermano che Soheila era «la più indifesa delle madri iraniane», sottolineano che era «una malata di mente» e denunciano la sua impiccagione come «la morte dell’umanità».

«Preghiamo – aggiungono i firmatari – perché Soheila nella vita dell’aldilà possa trovare la pace che nessuna organizzazione assistenziale le ha dato sulla terra». Attivisti per i diritti umani hanno sottolineato che, nel caso che ad uccidere il neonato fosse stato il padre, questi non sarebbe stato condannato a morte, perché in base alla legge islamica applicata in Iran, un uomo è considerato “proprietario” della vita dei figli.