Iran/ Nuovi scontri a Teheran tra centinaia di dimostranti e forze di sicurezza, decine di arresti

Pubblicato il 21 Luglio 2009 - 19:02 OLTRE 6 MESI FA

Le forze di sicurezza iraniane hanno attaccato martedi una manifestazione di centinaia di oppositori del regime nel centro di Teheran, a quanto riferisce l’Ansa, che cita testimoni oculari, secondo i quali «decine» di dimostranti sono stati arrestati.

I testimoni hanno detto che i partecipanti al raduno, sulla Piazza Haft-e-Tir, gridavano slogan contro il presidente Mahmud Ahmadinejad, chiedendo le sue dimissioni, quando sono stati affrontati da polizia e miliziani in borghese. Poco prima, il capo della polizia, Esmail Ahmadi-Moqaddam, aveva accusato l’opposizione di diffondere «la sedizione» nel Paese e aveva avvertito che le forze dell’ordine avrebbero «agito con fermezza» per impedire nuove manifestazioni contro il risultato delle contestate elezioni presidenziali, che ha visto Ahmadinejad rieletto per un secondo mandato.

«Coloro che  hanno fallito alle elezioni – ha detto Ahmadi-Moqaddam – stanno creando dubbi in diversi modi e poi trasformano questi dubbi in sedizione». Il monito ha fatto seguito ad un discorso tenuto venerdì a Teheran dall’ex presidente Akbar Hashemi Rafsanjani, il più potente rivale di Ahmadinejad, che ha gettato dubbi sul risultato delle elezioni, denunciando che il Paese è in preda ad «una crisi».

Dopo il sermone, seguito da decine di migliaia di persone, vi erano stati scontri fra dimostranti e forze di sicurezza nelle strade della capitale. Lunedi, inoltre, l’Associazione del Clero Combattente, un’organizzazione di religiosi alla quale appartiene l’ex presidente riformista Mohammad Khatami, ha chiesto un referendum sulla legittimità della rielezione di Ahmadinejad.

Il Leader Supremo Ayatollah Ali Khamenei, che ha legittimato la rielezione di Ahmadinejad, ha avvertito tutte le autorità del Paese che devono «fare attenzione a quello che dicono». Martedi a Khatami ha risposto anche il direttore dell’importante quotidiano conservatore Keyhan, Hossein Shariatmadari, considerato molto vicino a Khamenei.

«Khatami e i suoi amici – ha scritto Shariatmadari in un editoriale – parlano di referendum mentre loro stessi non credono nelle procedure legali, come hanno dimostrato nelle recenti elezioni. Quello che vogliono è solo mettere in scena il copione preparato dall’Occidente per seminare discordia».