Iran. Un attacco militare Usa sembra impensabile, Obama vuole invece inasprire le sanzioni

Pubblicato il 26 Settembre 2009 - 11:56 OLTRE 6 MESI FA

Che il presidente degli Stati Uniti abbia effettivamente detto di non escludere l’opzione militare se l’Iran non interromperà il suo programma nucleare, e specialmente di costruire un secondo impianto segreto di arricchimento dell’uranio, è questione aperta. Vari quotidiani ne parlano, ma altri trattano l’argomento con toni più sfumati, come il New York Times, o non ne acennano affatto.

Un attacco contro l’Iran, a giudizio di certi osservatori, sarebbe nelle condizioni attuali molto difficile, impensabile o estremamente pericoloso per le reazioni che susciterebbe in Medio Oriente e altrove. Gli Stati uniti sono già impegnati in due guerre, in Iraq e in Afghanistan, dove la lotta contro i talebani non va affatto bene, tanto che il comandante Stanley McChrystal, capo delle forze Usa nel Paese islamico ha detto chiaro e tondo che senza rinforzi la guerra è persa. Come potrebbero gli Stati Uniti affrontare una terza guerra in Iran? Avrebbero le forze sufficienti e il sostegno del Congresso e del popolo americano?

Quello che Obama ha detto, secondo quanto riferisce The Huffington Post, è che «il momento della verità giungerà la settimana prossima quando gli Stati Uniti ed altre nazioni incontrereanno i dirigenti iraniani per accertare la sua volontà di por fine al suo programma nucleare». È bene che l’Iran sappia «che nell’incontro del 1 ottobre l’Iran dovrà smettere di mentire e fare una scelta tra l’isolamento internazionale e la rinuncia a diventare una potenza nucleare».

Obama ha aggiunto che se l’Iran rifiuterà di fare concessioni «si metterà in una posizione dove e’ inevitabile il confronto». Ma l’analisi che fanno gli analisti delle parole di Obama è che il presidente continua a credere che un giro di vite alle sanzioni sia ancora l’opzione migliore. Del resto, l’opzione militare è stata praticamente esclusa dal ministro della Robert Gates, il quale ha dichiarato alla Cnn che qualsiasi azione militare non risolverebbe il problema «perchè un’altra installazione nucleare potrebbe essere costruita nel giro di due o tre anni». Si tratterebbe, ha aggiunto, «solo di guadagnare tempo».

Ma anche l’irrigidimento delle sanzioni presenta problemi di non facile soluzioni. C’è infatti da chiedersi se la Russia – da tempo in amichevoli rapporti con l’Iran – sarà disposta a provvedimenti incisivi come lo stop della fornitura di carburanti al reattore di Bushehr, che la Russia stessa ha costruito.

Per non parlare della Cina, che resta il principale ostacolo all’irrigimento delle sanzioni e che ha reagito con estrema cautela al discorso di venerdì di Obama. Il vice-ministro degli esteri di Pechino, He Yafei, piuttosto che di sanzioni ha sottolineato l’esigenza di negoziati. «Quando si parla di sanzioni in senso punitivo si usa una espressione che non mi piace», ha detto, «e la mia speranza è che tutte le questioni sul tappeto vengano risolte attraverso il dialogo e la collaborazione». 

Ahmadinejad, presidente iraniano

Ahmadinejad, presidente iraniano

C’è poi il fatto che le sanzioni possano rivelarsi meno efficaci di quanto sperato. Il Financial Times ha rivelato che compagnie di stato iraniane hanno cominciato a rifornire la Cina di benzina per un terzo del suo fabbisogno. Queste compagnie riempiranno il vuoto lasciato dalla BP e dall’indiana Reliance, che da un anno hanno sospeso le forniture. L’Iran è uno dei principali produttori di petrolio del mondo, ma non è in grado di raffinarlo e deve far conto per importazioni di benzina per un quarto del suo fabbisogno.