L’Italia già mezza pentita. I perché della guerra di Libia

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 21 Marzo 2011 - 15:00 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi e Muammar Gheddafi

ROMA-“Non abbiamo sparato, i nostri caccia non hanno sganciato…”: la lieta novella si diffonde che è ora di pranzo e di conferenza stampa di ministri. Viene dalla viva voce di un pilota in questa strana guerra in cui le agenzie di stampa comunicano in tempo reale, volendo anche al “nemico”, gli orari di decolli e missioni di volo e in cui si fa discreta festa alla notizia che i nostri aerei accompagnano ed eventualmente difendono gli aerei alleati che sparano, ma le ali tricolori non tirano un missile. La Russa, ministro competente, conferma con soddisfatto sollievo. E’ una buona novella per l’Italia che, se non è già pentita, di certo va a questa guerra contrita e dentro questa guerra sta non volendoci stare.

Guerra fastidiosa e importuna secondo i giornali di destra, con Libero e Il Giornale che la considerano una seccatura pericolosa che distoglie dai fatti nostri (“Ci mancava anche la guerra al beduino”) e ci imbarca in una barca di possibili guai. Guerra che è una fregatura secondo la Padania giornale e secondo gli umori che si ascoltano a Radio Padania, disagio che si riassume nel doppio concetto pere cui gli alleati “ci fregano il gas e il petrolio” e ci imbottiscono di emigrati. Guerra che appare orrore a Gino Strada ed errore a Nichi Vendola, entrambi decisi e convinti nell’invocare la soluzione diplomatica. Guerra che appare eccessiva e forzata al cattolico Formigoni e all’ateo devoto Giuliano Ferrara. Guerra che Liberazione quotidiano comunista illustra con il disegno esplicativo di arei caccia che hanno per fusoliera una pompa di benzina, guerra che dispiace a l’Unità e al Manifesto.

Strana, stranissima guerra quella italiana con le Forze Armate alleate di francesi, inglesi, americani, spagnoli, norvegesi, danesi, olandesi, canadesi…e con il cuore dell’informazione militante di destra e sinistra vicina a Putin che giudica la risoluzione dell’Onu come “Un appello medioevale alle Crociate”. Strana, stranissima guerra quella di Libia italiana con il partito che tiener in piedi il governo, la Lega di Bossi, contraria perché “non conviene”, con il presidente del Consiglio Berlusconi che non nasconde la sua malavoglia, il suo esser stato tirato dentro da quel “Napoleone di Sarkozy”…Mai visto un paese partecipare a una missione di guerra con il capo del governo che fa sapere ne avrebbe fatto a meno se solo non fosse stato costretto, con tre ministri, Bossi, Calderoli e Maroni che sono contrari, si oppongono e bocciano eppure il governo resta unito e saldo come fosse una periferica divergenza d’opinione sulle quote latte. Mai visto, eppure in tema di guerra nella storia d’Italia se ne son viste tante, fino all’acida battuta che all’estero corre da molti decenni, quella per cui l’Italia comincia la guerra in un modo e la finisce in un altro, stavolta l’Italia sembra essersi portata avanti con il lavoro: è contemporaneamente belligerante e trattativista, in armi e svogliata, combattente e renitente.

Tutto tranne che coerente, ma non si può avere tutto dalla vita. La sinistra alla Vendola e non solo reclama la via diplomatica e deplora non si torni su quei giusti e umani passi. Gli stessi passi, la stessa via che aveva giudicati tardivi, pigri e inutili fino a ieri. Insomma la sinistra alla Vendola e non solo vuole, per natura e condizionato riflesso, sempre essere dalla parte del popolo che insorge. Ma non se questo significa e costa schierarsi in carne e ossa con gli insorti in carne e ossa.

Poi, anzi prima, c’è la Lega, l’altra forza politica popolare e di popolo. Ha una sola e fondamentale preoccupazione e angoscia: gli immigrati. I ministri e la gente leghista vogliono un blocco navale che fermi le barche dei fuggitivi da tutto il Nord Africa, un “muro” in mare che li respinga e la promessa da parte degli altri paesi europei che si prenderanno in casa quelli che scavalcano il muro. In cambio del blocco e del “prendeteli voi” Calderoli, Maroni e Bossi sono pronti a mettere sul piatto, a concedere agli alleatri europei, anche qualche cannonata e missile italiano. Se si fa così, dice la Lega, la guerra conviene, altrimenti no. Non è una chiacchiera in tv, è una posizione di governo, portata in Consiglio dei ministri. Quella degli immigrati è angoscia e preoccupazione e anche ossessione. Tutti, non solo i leghsti, ripetono in coro che Gheddafi scaglierà gli immigrati come arma impropria e contundente sull’Italia ora che l’Italia aiuta chi lo bombarda. Perchè, durante i giorni della guerra civile, prima della No Fly Zone, Gheddafi impegnava i suoi uomin i in armi a bloccare gli immigrati? E se, come tutti dicono, può scagliarne a migliaia, decine, centinaia di migliaia (Maroni ha fatto cifra tonda: un milione), se davvero è cosa, cosa ne faceva prima Gheddafi di queste migliaia, decine, centinaia di migliaia, milione? Li teneva a pensione? Cosa confessa la paura e l’ossessione che Gheddafi non faccia più da tappo? In cosa consisteva il patto con Gheddafi, insomma come sparivano quelle migliaia, fino al milione?

Ossessione e imbarazzo: a Lampedusa non si vive più, hanno mille ragioni i lampedusani, cinquemila immigrati su quell’isola sono inferno e scandalo. Ma tenerli lì e solo lì è stata una scelta di governo impastata di azzardo e demagogia. Maroni, ministro degli Interni, vedeva come la peste il diluire gli immigrati in arrivo in Italia, lo vedeva come unma smentita al solenne impegno leghista di fare da diga. Maroni, ministro e leghista, ha bloccato fino a che ha potuto anche la riapertura del centro di accoglienza a Lampedusa. E’ stata una scelta farli ammassare là, là dove cinquemila emigrati su cinquemila residenti sono una follia mentre cinque o diecimila sparsi in Italia sono cosa che neanche si vede. Ammassarli là perché Maroni in Italia non sa dove metterli, gli altri centri sono pieni e Maroni era ed è ossessionato all’idea di non tenerli richiusi. Quindi quella di Lampedusa prigione a cielo aperto è stata una scelta e non una calamità. Ora c’è imbarazzo, imbarazzo leghista e di governo, mascherato dall’allarme sui “possibili terroristi”, imbarazzo che si tenta di mascherare ancora puntando l’indice sugli altri paesi europei che “non se li pigliano”. Se e quando saranno decine e centinaia di migliaia, altri oltre l’Italia dovranno farsene carico, ma cinquemila potevano e dovevano essere gestiti senza martirizzare Lampedusa.

Berlusconi che si sente “fregato” da francesi e inglesi, Bossi che la guerra non ha alcuna voglia di farla a meno che non sia con la garanzia di niente immigrati, destra e sinistra che si chiamano fuori e condannano. Ma insomma perché si fa questa guerra di Libia? L’Italia di governo e di gente, di Parlamento e tv, di strada e di condominio, non sa. E non vuole sapere. Si accontenta di una mezza e semplice, troppo semplice, verità. Guerra per il petrolio e per gli affari. Ma, Italia a parte, l’Occidente non vive di petrolio libico. E i rischi economici per l’Occidente intervenendo in Libia sono almeno pari agli “affari” possibili. Se è una “guerra di affari”, non è un grande affare. Guerra per la libertà dei popoli? Anche questo è solo un pezzo, minimo, di verità. L’Occidente si è mosso sotto la bandiera dei principi e valori ma non solo e non soprattutto per principi e valori. La guerra di Libia si fa, la fanno quelli che hanno deciso di farla, per sicurezza. Tenere Gheddafi lì e la guerra civile in Libia, tenersi Gheddafi vittorioso nella guerra civile ed ostile all’Occidente era ed è un rischio alla sicurezza. Alla nuda e cruda sicurezza dell’Europa. Per questo gli alleati si sono mossi. Si poteva e si può pensare che intervenire sia rischio ancora maggiore per la sicurezza. Occorreva decidere quale fosse il richio maggiore e di conseguenza rischiare. Francia, Spagna, Gran Bretagna, Usa e gli altri lo hanno fatto, hanno fatto la scelta. E non è detto sia quella giusta, è più che lecito il timore di aver sbagliato nel valutare quale fosse la mossa e il prezzo per garantirsi sicurezza sulla sponda sud del Mediterraneo. Quel che non si può fare è pensare, esigere, promettere che la sicurezza venga decidendo di fare e non fare, quel che non si può fare è pensare, esigere e promettere che la sicurezza non abbia nessun prezzo. Esattamente quel che l’Italia, di governo e di gente, di destra e sinistra, di cuore e di pancia tenta appunto di fare.